Rover Perseverance su Marte: record di guida autonoma battuto

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HDblog.it Jun 30, 2025 · 2 mins read
Rover Perseverance su Marte: record di guida autonoma battuto
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Il rover Perseverance della NASA continua a macinare chilometri e a svelare i segreti del Pianeta Rosso, dimostrando una capacità di adattamento e un'efficienza che superano le aspettative. Recentemente, il veicolo a sei ruote ha stabilito un nuovo primato personale per la distanza percorsa in una singola sessione di guida autonoma, coprendo ben 411 metri di terreno marziano. Questo risultato, raggiunto il 19 giugno, ha permesso al rover di spostarsi con rapidità tra diverse aree di interesse scientifico, ottimizzando i tempi della missione. Il sistema di guida autonoma, chiamato AutoNav, consente a Perseverance di tracciare la propria rotta in modo indipendente, un passo avanti fondamentale che permette agli ingegneri a Terra di concentrarsi sugli obiettivi scientifici più ampi, piuttosto che sulla micro-gestione di ogni spostamento. Camden Miller, uno dei piloti del rover presso il Jet Propulsion Laboratory (JPL) della NASA, ha sottolineato come ogni giorno operativo su Marte sia una lezione su come sfruttare al meglio le capacità del rover, conoscenze che saranno preziose per le future missioni.

Tuttavia, non tutte le giornate su Marte sono dedicate alla guida. Gran parte del lavoro di Perseverance consiste nell'analisi dettagliata delle rocce, un compito che a volte si rivela più complesso del previsto. Ne è un esempio recente l'incontro con un affioramento roccioso soprannominato "Kenmore".

Ken Farley, vice scienziato del progetto, l'ha definita una roccia "strana e poco collaborativa". Sebbene all'apparenza sembrasse un candidato ideale per il prelievo di campioni, durante le operazioni di abrasione ha iniziato a vibrare in modo anomalo e a perdere piccoli frammenti. Nonostante le difficoltà, il team è riuscito a scalfire la superficie quel tanto che basta per procedere con le analisi.

Per studiare l'interno di una roccia, Perseverance utilizza una tecnica precisa: prima abrade uno strato superficiale di circa 5 centimetri di diametro e poi pulisce l'area con uno strumento chiamato gDRT (gaseous Dust Removal Tool). Questo dispositivo spara brevi getti di azoto gassoso per soffiare via polvere e detriti, garantendo che gli strumenti scientifici possano analizzare una superficie incontaminata, senza il rischio di contaminazioni terrestri che potrebbero derivare dall'uso di spazzole. Da quando è atterrato nel cratere Jezero, il sistema ha già effettuato 169 "soffi" e ha ancora una riserva per circa altri 800.

Una volta preparata la superficie, strumenti come SuperCam, SHERLOC e PIXL entrano in azione. Le analisi su Kenmore hanno rivelato la presenza di minerali argillosi contenenti molecole d'acqua, tipici delle antiche argille marziane. Inoltre, per la prima volta nella missione, è stato identificato un minerale di idrossido di manganese. Questi dati, raccolti da rocce "dispettose" come Kenmore, sono fondamentali non solo per comprendere la storia geologica di Marte, ma anche per pianificare le future missioni, fornendo informazioni preziose su quali materiali potrebbero essere utilizzati per costruire habitat o produrre carburante direttamente sul pianeta.