La corsa allo spazio non riguarda solo razzi e nuove tecnologie di navigazione: anche l’energia con cui alimentare le missioni diventa un terreno di innovazione. Una società statunitense, Zeno Power, ha annunciato che realizzerà batterie nucleari spaziali sfruttando un isotopo ricavato dai rifiuti radioattivi, l’americio-241. Il progetto coinvolge direttamente la NASA, che prevede di impiegare questi sistemi di alimentazione per rover, lander e infrastrutture sul suolo lunare.
L’accordo stretto con il colosso francese Orano, specializzato nel ciclo del combustibile nucleare, rappresenta un passo importante per garantire una fonte stabile di americio-241. Il materiale verrà recuperato attraverso le operazioni di riciclo del combustibile nucleare esaurito nel sito di La Hague, in Normandia. Orano potrà così trasformare quello che fino a poco tempo fa era considerato un semplice rifiuto in una risorsa preziosa per l’esplorazione spaziale.
Le cosiddette radioisotope power systems (RPS), ossia batterie che sfruttano il decadimento radioattivo per generare energia, non sono una novità assoluta: da decenni alimentano sonde e veicoli spaziali. Finora, però, il combustibile più usato è stato il plutonio-238. Le scorte limitate e la crescente domanda hanno spinto ricercatori e industrie a cercare alternative, e l’americio-241 sembra oggi la scelta più promettente.
Le sue caratteristiche lo rendono particolarmente adatto a missioni di lunga durata: ha un’emivita superiore ai 430 anni e garantisce quindi batterie in grado di produrre energia stabile per decenni. Questa longevità è cruciale in un contesto come quello lunare, dove la notte può durare fino a 14 giorni terrestri e molte aree restano perennemente in ombra. Senza un sistema affidabile, rover e lander non sopravviverebbero alle condizioni estreme di freddo e oscurità.
Per Zeno Power, l’intesa con Orano non è soltanto un modo per assicurarsi l’americio, ma parte di una strategia più ampia che punta a diversificare i combustibili delle proprie batterie nucleari. Il fondatore Tyler Bernstein ha spiegato che la società intende combinare l’americio per le missioni spaziali con lo stronzio-90, pensato per usi terrestri e marittimi. L’obiettivo è estendere il raggio d’azione di questa tecnologia, rendendola utile “dal fondo degli oceani fino allo spazio profondo”.
Anche per Orano l’accordo rappresenta un caso di valorizzazione dei materiali: “Recuperare isotopi come l’americio-241 da rifiuti nucleari significa trasformare un problema in una risorsa utile per l’umanità”, ha sottolineato Corinne Spilios, dirigente della divisione Riciclo dell’azienda.
Se tutto procederà secondo i piani, le batterie alimentate da americio potrebbero diventare una colonna portante delle missioni Artemis e del programma Moon to Mars, garantendo energia continua a veicoli e infrastrutture.