Grazie al telescopio spaziale James Webb della NASA, si è scoperto che una molecola fino a pochi anni fa considerata un possibile segnale di vita extraterrestre, potrebbe essere un segnale meno importante dal previsto. Si tratta della fosfina (PH₃), un gas composto da un atomo di fosforo e tre di idrogeno, che sulla Terra si trova in ambienti associati alla decomposizione di materia organica o viene prodotto in laboratorio per uso industriale.
La notizia, pubblicata sulla rivista Science, riguarda il rilevamento di fosfina sull’oggetto Wolf 1130C, una nana bruna con temperatura superficiale di circa 320 °C. Le nane brune sono astri “a metà strada” tra stelle e pianeti giganti: troppo grandi per essere pianeti, ma troppo piccole per innescare le reazioni di fusione dell’idrogeno che alimentano le stelle vere e proprie. Fino a oggi, si pensava che ambienti così caldi e privi di vita non potessero ospitare fosfina, ma il Webb ha smentito questa ipotesi.
Il telescopio ha analizzato lo spettro di 23 nane brune, trovando il composto soltanto su Wolf 1130C. Un’anomalia che ha sorpreso gli astrofisici: perché proprio lì e non altrove? Una delle spiegazioni più probabili è che la stella sia molto antica e povera di metalli, condizioni che potrebbero modificare la chimica dei suoi strati esterni e favorire la formazione della fosfina per vie non biologiche.
A questo punto il risultato potrebbe avere implicazioni importanti anche per la ricerca della vita su altri pianeti, in particolare su Venere, dove nel 2020 alcuni ricercatori avevano annunciato di aver rilevato fosfina nell’atmosfera. Poiché sulla Terra il gas è prodotto da microrganismi anaerobici, l’ipotesi che potesse trattarsi di un segnale biologico aveva suscitato grande interesse. Ma la nuova osservazione del Webb dimostra che il gas può formarsi anche in ambienti ostili, senza bisogno di alcuna forma di vita.
La fosfina, dunque, perde gran parte del suo valore come biomarcatore, ossia come possibile indizio dell’esistenza di organismi viventi su altri mondi. Al contrario, la scoperta indica che occorre comprendere meglio i processi chimici che avvengono in atmosfere esotiche e caldissime, dove la presenza del gas può essere spiegata da fenomeni puramente fisici o geochimici.
Per ora, quindi, il “gas della vita” si rivela tutt’altro che affidabile e fino a quando non verranno chiariti i meccanismi che ne regolano la formazione nei diversi ambienti cosmici, la fosfina non potrà essere considerata un indizio certo di vita extraterrestre, ma solo un interessante mistero della chimica planetaria.