Il telescopio spaziale James Webb (JWST) ha raggiunto un nuovo traguardo straordinario, osservando la galassia più lontana e giovane mai rilevata: un oggetto che risale a soli 280 milioni di anni dopo il Big Bang. La scoperta, guidata da Rohan Naidu del Kavli Institute del MIT, è stata definita dallo stesso team scientifico come un "miracolo cosmico". La galassia è stata denominata "MoM z14", sigla che sintetizza sia la sua posizione nell’universo primordiale sia la sua importanza nella storia dell’osservazione astronomica.
Questo straordinario risultato, annunciato pubblicamente alla fine di maggio 2025, rafforza il ruolo del JWST come strumento imprescindibile per lo studio delle origini cosmiche. Il telescopio della NASA, costato circa 10 miliardi di dollari (circa 9,2 miliardi di euro), ha già battuto numerosi record dalla sua entrata in funzione nel 2022, ma con MoM z14 ha superato ogni aspettativa.
A differenza di quanto ci si attendeva all’inizio della missione, il JWST ha individuato molte più galassie luminose nelle prime fasi dell’universo di quanto previsto. Secondo Pieter van Dokkum, professore di astronomia a Yale, si tratta di oltre un centinaio di galassie “precoci” in più rispetto alle previsioni basate su osservazioni pre-JWST.
MoM z14 presenta un redshift di 14,44, valore che indica la distanza estrema (e quindi l’età remota) di questa galassia. Il redshift è un parametro fondamentale per l’astronomia moderna: misura quanto la luce emessa da un oggetto è stata allungata a causa dell’espansione dell’universo. Più alto è il valore, più l’oggetto è distante e antico. Il precedente record spettava alla galassia JADES-GS-z14-0, con un redshift di 14,32 e un’età di circa 300 milioni di anni dopo il Big Bang.
Nonostante la sua distanza e le dimensioni ridotte — circa 50 volte più piccola della Via Lattea — MoM z14 ha mostrato segni sorprendenti di attività chimica. Il team è riuscito a individuare emissioni luminose che indicano la presenza di elementi come carbonio e azoto, segno che non si tratta di una delle primissime galassie nate, ma di una delle prime “normali”, in grado di generare elementi più pesanti dell’idrogeno e dell’elio.
Questi indizi suggeriscono che potrebbero esistere oggetti ancora più antichi, formatisi prima che avvenisse questa evoluzione chimica. Le prime galassie, infatti, erano composte quasi esclusivamente da idrogeno ed elio, e la comparsa di elementi come il carbonio segnala già una seconda fase nella storia dell’universo.
Secondo van Dokkum, il fatto che non si osservi molto idrogeno neutro attorno a MoM z14 rappresenta un ulteriore elemento di interesse. L’universo in quella fase era ancora dominato da questo tipo di gas, e la sua assenza potrebbe indicare processi fisici ancora poco compresi o semplicemente una zona dell’universo già "ripulita" dalla radiazione delle prime stelle.
La scoperta apre la strada a nuovi studi e alimenta le speranze di osservare galassie ancora più antiche, forse con un redshift superiore a 15. Il JWST si conferma così come uno degli strumenti più potenti mai realizzati per scrutare le origini del cosmo, spingendosi sempre più vicino al tempo zero della nostra storia cosmica.