Scoperti getti da quasar antichi che sfruttano la radiazione cosmica di fondo

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HDblog.it Jun 16, 2025 · 1 min read
Scoperti getti da quasar antichi che sfruttano la radiazione cosmica di fondo
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Due enormi getti di raggi X, provenienti da quasar risalenti a oltre 11 miliardi di anni fa, sono stati recentemente individuati dagli astronomi. Questi fenomeni eccezionali, tra i più energetici mai osservati, sono visibili grazie alla radiazione cosmica di fondo, un residuo del Big Bang che riempiva l’universo quando era ancora giovane. I quasar in questione si trovano a 11,6 e 11,7 miliardi di anni-luce dalla Terra, periodo in cui le galassie e i buchi neri al loro centro stavano crescendo a un ritmo vertiginoso.

Ogni getto si estende per circa 300.000 anni-luce, ovvero quasi tre volte il diametro della Via Lattea. Si tratta di vere e proprie fiammate di materia accelerata a velocità prossime a quella della luce, sprigionate da buchi neri supermassicci in fase di intensa alimentazione. Il primo dei due oggetti studiati, denominato J1610+1811, mostra un getto che si propaga a una velocità compresa tra il 92% e il 98% della velocità della luce. L’energia che trasporta equivale a quella emessa da 10 trilioni di soli, una cifra che lascia sbalorditi anche i ricercatori più esperti.

Il secondo quasar, J1405+0415, presenta un getto altrettanto potente, con particelle che viaggiano al 95%-99% della velocità della luce. Ciò che rende questi fenomeni particolarmente affascinanti è il meccanismo che ne permette l’osservazione: gli elettroni all’interno dei getti interagiscono con i fotoni della radiazione cosmica di fondo, aumentando la loro energia fino a renderli rilevabili come raggi X. Questo processo, noto come effetto Compton inverso, permette ai telescopi spaziali di captarli nonostante la distanza enorme.

Questi quasar, definiti “capsule temporali cosmiche” dagli studiosi, offrono un’opportunità unica per comprendere meglio l’evoluzione dell’universo primordiale. Attraverso di essi, possiamo osservare come i buchi neri abbiano influenzato la crescita delle loro galassie e l’ambiente cosmico in cui si trovavano miliardi di anni fa.

Il lavoro che ha portato a questa scoperta è in fase di pubblicazione su una prestigiosa rivista scientifica, e rafforza l’idea che nei primi stadi della storia cosmica i buchi neri potessero generare getti ancora più potenti e visibili rispetto a quanto ipotizzato finora.