Scoperti i getti di una giovane stella a 26.000 anni luce dal Sole

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HDblog.it Sep 09, 2025 · 2 mins read
Scoperti i getti di una giovane stella a 26.000 anni luce dal Sole
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Per la prima volta, un gruppo di astronomi giapponesi è riuscito a ottenere immagini nitide dei getti e dei flussi di gas emessi da una stella appena nata in una delle zone più remote della Via Lattea. L’osservatorio ALMA, in Cile, con le sue 66 antenne capaci di lavorare come un unico grande telescopio, ha permesso di osservare il protostar Sh 2-283-1a SMM1, situato a circa 26.000 anni luce dal Sole e oltre 51.000 anni luce dal centro galattico.

Il risultato è notevole perché, fino a oggi, strutture così minute e lontane erano rimaste fuori dalla portata persino degli strumenti più sofisticati. I getti stellari, infatti, sono sottili fasci di gas che si muovono ad altissime velocità e che emergono dai dischi di accrescimento che avvolgono le giovani stelle. Nel caso di Sh 2-283-1a SMM1, i ricercatori hanno osservato getti stretti che si estendono in direzioni opposte, accompagnati da flussi più lenti e larghi, creando un quadro spettacolare di nascita stellare.

Uno degli aspetti più interessanti riguarda il ritmo con cui questi getti vengono espulsi. Le analisi dei dati mostrano che non si tratta di emissioni costanti, ma di veri e propri impulsi che si ripetono a intervalli compresi tra 900 e 4.000 anni. Questo comportamento “a scatti” è cruciale, perché permette alla stella di bilanciare la propria crescita: da un lato accumula materiale dal disco che la circonda, dall’altro espelle parte della massa in eccesso, evitando di collassare o ruotare troppo velocemente.

Dal punto di vista chimico, i ricercatori hanno misurato la presenza di molecole come monossido di carbonio (CO) e monossido di silicio (SiO). È emerso che il rapporto tra queste due molecole è diverso rispetto a quello riscontrato nelle regioni interne della galassia, dove gli elementi pesanti sono più abbondanti. Questo suggerisce che i processi chimici nei luoghi più periferici della Via Lattea seguano regole particolari, pur rispettando gli stessi meccanismi fisici che regolano la formazione stellare ovunque.

Il protostar Sh 2-283-1a SMM1 si distingue anche per luminosità: brilla circa 6.700 volte più del Sole, un indizio della sua natura di stella di massa intermedia o elevata. Inoltre, i ricercatori hanno individuato la presenza di un cosiddetto “hot core”, una regione calda e ricca di molecole organiche attorno al giovane astro. Questi nuclei caldi sono estremamente rari nelle zone periferiche della galassia: questo è solo il secondo mai identificato a tali distanze.

A rendere la scoperta ancora più sorprendente è la rilevazione di tracce di molecole organiche complesse, segnali chimici che in futuro potrebbero avere un ruolo nella formazione di nuovi pianeti. Non si tratta dell’unico sistema attivo: ALMA ha infatti registrato flussi molecolari anche da altri quattro protostelle nella stessa regione, confermando che la formazione stellare non è limitata al cuore della galassia, ma è diffusa anche nei suoi margini più estremi.

Lo studio, pubblicato su The Astrophysical Journal, mostra che la “ricetta” della nascita stellare è universale, ma gli ingredienti cambiano a seconda dell’ambiente.