Nella notte tra il 21 e il 22 agosto 2025, in Sicilia, è stato individuato un nuovo asteroide near-Earth, battezzato 2025 QK3. La scoperta porta la firma del Wide-field Mufara Telescope (Wmt), strumento della Fondazione Gal Hassin situato sul Monte Mufara, nel cuore del Parco astronomico delle Madonie. Un evento che segna un ritorno importante: erano infatti trascorsi 19 anni dall’ultima volta che un telescopio installato in Italia aveva individuato un Nea (Near-Earth Asteroid).
L’avvistamento non è stato casuale. Il Wmt, un telescopio robotico da un metro di diametro, ha un campo visivo di 2,5° per lato e opera in un’area con inquinamento luminoso estremamente ridotto, condizione ideale per osservazioni profonde del cielo. Grazie a queste caratteristiche, nella notte in questione il team del Gal Hassin ha applicato la tecnica del synthetic tracking, che prevede di sommare più immagini scattate in rapida sequenza per “fermare” il moto di eventuali oggetti in movimento. È così che è emerso il segnale di 2025 QK3, un corpo di magnitudine +19,7 che si spostava a circa 15 arcsec/minuto.
Subito dopo l’identificazione, la scoperta è stata comunicata al Minor Planet Center (Mpc), che ha inserito il nuovo oggetto nella pagina di conferma dei Nea.
Solo dopo le verifiche indipendenti di altri osservatori, il 23 agosto, è arrivata l’ufficializzazione con la circolare Mpec 2025-Q106. Il risultato ha un valore storico per l’astronomia italiana: l’ultimo Nea era stato trovato nel 2006 dall’Osservatorio astronomico della Montagna Pistoiese, mentre il primo in assoluto risale al 1994 con (15817) Lucianotesi.
Ma quanto è grande questo nuovo ospite del Sistema solare? Le stime parlano di un diametro compreso tra 30 e 60 metri, dimensioni che lo collocano tra l’asteroide responsabile della caduta di Chelyabinsk (2013) e quello della celebre esplosione di Tunguska (1908). La buona notizia è che non rappresenta un pericolo: l’orbita eliocentrica di 2025 QK3 è inclinata di 24° rispetto al piano dell’eclittica e la minima distanza dall’orbita terrestre è di circa 3,1 milioni di km. In pratica, non ci sono rischi di collisione nei prossimi secoli. Il passaggio più ravvicinato previsto avverrà soltanto nel 2119, quando l’oggetto transiterà al nodo discendente della sua orbita.
Negli Stati Uniti operano survey come Catalina, Pan-STARRS e Atlas, responsabili della maggior parte delle scoperte, mentre in Europa cresce il contributo dell’Esa con il telescopio FlyEye, in fase di test a Matera e destinato proprio al Monte Mufara. Strumenti come questo, insieme al nuovo Rubin Observatory in Cile, sono progettati per aumentare drasticamente la capacità di individuare oggetti potenzialmente pericolosi.
Per l’Italia, 2025 QK3 rappresenta sicuramente un segnale incoraggiante: il nostro Paese torna a giocare un ruolo diretto nella sorveglianza del cielo.