Gli astronomi hanno individuato un oggetto celeste che sembra non avere precedenti nella letteratura scientifica. Lo hanno battezzato “Punctum”, dal latino “punto”, per la sua apparente compattezza e per l’aspetto nelle immagini radio raccolte dall’Atacama Large Millimeter/submillimeter Array (ALMA), in Cile. A guidare la ricerca è stata Elena Shablovinskaia dell’Instituto de Estudios Astrofísicos dell’Universidad Diego Portales, che non nasconde lo stupore:
«Al di fuori dei buchi neri supermassicci, Punctum è qualcosa di incredibilmente potente».
L’oggetto si trova nella galassia NGC 4945 (visibile in testata), distante 11 milioni di anni luce, appena oltre i confini del nostro Gruppo Locale. Nonostante la relativa vicinanza, non è osservabile né in luce visibile né nei raggi X, ma unicamente nelle lunghezze d’onda millimetriche. È proprio questo dettaglio a renderlo ancora più enigmatico. In termini di luminosità, i dati parlano chiaro: Punctum emette da 10.000 a 100.000 volte più di un magnetar, supera di cento volte i microquasar ed è più brillante di quasi tutte le supernove conosciute. Soltanto la Nebulosa del Granchio, residuo di un’esplosione stellare osservata nel 1054, regge il confronto in termini di energia sprigionata.
Le osservazioni condotte nel 2023 hanno mostrato che la sua emissione non varia nel tempo, escludendo che possa trattarsi di un fenomeno transitorio o di un semplice flare. Inoltre, la radiazione millimetrica è fortemente polarizzata: questo implica la presenza di un campo magnetico molto ordinato, tipico di oggetti estremamente compatti. Shablovinskaia e il suo team ipotizzano che l’origine dell’emissione sia la cosiddetta radiazione di sincrotrone, prodotta da particelle cariche che viaggiano quasi alla velocità della luce lungo linee di campo magnetico.
Eppure, nessuna categoria conosciuta sembra adattarsi bene al caso. I magnetar, pulsar dal campo magnetico eccezionalmente intenso, non raggiungono simili livelli di luminosità. I resti di supernova, invece, sono troppo estesi: la Nebulosa del Granchio misura circa 11 anni luce di diametro, mentre Punctum appare molto più piccolo e compatto. Non resta quindi che considerare due possibilità: o si tratta di un “outlier”, una versione estrema di un oggetto già noto, oppure ci troviamo di fronte a un nuovo tipo di fenomeno astrofisico.
Il fatto che ALMA, con la sua sensibilità senza precedenti, sia riuscito a individuarlo quasi per caso durante osservazioni rivolte al nucleo galattico di NGC 4945, fa pensare che possano esserci altri Punctum sparsi nell’universo, rimasti finora invisibili. In ogni caso, ulteriori indagini saranno fondamentali: osservazioni dedicate con ALMA potranno spingersi a frequenze diverse e con maggiore precisione, mentre il telescopio spaziale James Webb potrebbe tentare di rilevare eventuali controparti nell’infrarosso.
Per ora, l’unica certezza è che Punctum non rientra in nessuna categoria già stabilita. «Nessun altro oggetto con queste caratteristiche è mai apparso in indagini millimetriche precedenti», ha sottolineato la ricercatrice.