Con un articolo pubblicato su The Sunday Times Magazine, la giornalista Phoebe Luckhurst condivide il percorso che ha intrapreso assieme al marito e alla "baby decision coach": Merle Bombardieri, una psicoterapeuta settantacinquenne e autrice di The Baby Decision ha infatti creato questa figura tutta nuova e, a nostro parere, anche potenzialmente molto, molto utile a conoscersi e a conoscere i propri desideri in tema di genitorialità.
Storica svolta arcobaleno: la Consulta riconosce le due mamme! Addio all’era degli “orfani legali”Cos'è una "baby decision coach" e perché investirla di questo potere immenso
Già immaginiamo i commenti: "perché dovrei chiedere a una estranea di dirmi se devo diventare madre / padre?". Stando a quanto leggiamo su The Sunday Times la dottoressa Bombardieri non "decide" per le persone, ma le aiuta. Aiuta e accompagna le coppie a esplorare i propri sentimenti attraverso esercizi pratici e riflessioni profonde, affrontando temi come le aspettative sociali (importantissimo, se si parla di diventare genitori), l'impatto ambientale, le preoccupazioni finanziarie e la paura di perdere l'indipendenza e l'identità personale. Siamo di fronte a un cambiamento culturale definitivo? Forse: perché la decisione di diventare genitori è sempre meno un passaggio obbligatorio e sempre più una scelta personale e abbracciata con consapevolezza.
È anche vero che questo fenomeno solleva degli interrogativi: è necessario ricorrere a un terapeuta per prendere una decisione così personale? Alcuni critici sottolineano come la crescente medicalizzazione delle scelte di vita sia in realtà il riflesso di un'insicurezza diffusa e una mancanza di fiducia nelle proprie capacità decisionali. Ma non è forse un gesto di grande maturità capire di non avere le idee chiare e lasciarsi aiutare? L'approccio di Bombardieri, stando all'esperienza della giornalista, non impone una direzione anzi, invita chi si appoggia a lei a fare una riflessione profonda, riconoscendo che non esiste una risposta giusta o sbagliata ma che invece le coppie - le persone - devono inercettare i loro desideri più veri, saltando per esempio la pressione sociale agita anche dalle famiglie.
"Quando lo fai un bambino?": automatizzare la genitorialità
A qualcuno non si dovrebbe chiedere nemmeno "se" desidera fare un figlio o una figlia, pensiamo a quanto è violento domandare direttamente "quando". Dare cioè per scontato che una persona soprattutto se in coppia stabile farà dei figli e che sia solo questione di tempo, significa automatizzare la geniorialità. Ma diventare genitori è complesso e in un mondo in cui le pressioni sociali e le aspettative familiari possono essere opprimenti, avere la possibilità di esplorare liberamente i propri sentimenti rappresenta un atto di emancipazione: chi diventa genitore è perché lo vuole davvero.
Nel suo articolo infatti la giornalista rivive e racconta il proprio dilemma su una delle scelte più personali e significative della vita di ciascuno parlando apertamente di dilemma. E infatti non offre risposte, come non le offriremo noi, ma è giusto raccontare di questa nuova esigenza di “esternalizzare” il processo decisionale legato alla maternità e paternità, affidandolo, perché no, a figure esperte che possano aiutare a districarsi tra influenze culturali, pressioni familiari, timori economici e interrogativi identitari.
Ponderare ed esplorarsi: secondo noi è un buon segno
La dottoressa Bombardieri - che vive in Inghilterra - non è nemmeno un caso isolato: negli Stati Uniti la figura del baby decision coach è in ascesa. Cercando online si trovano professioniste e professionisti che hanno alle spalle pubblicazioni legate al tema della genitorialità e che propongono veri e propri programmi - anche online - per aiutare le donne e gli uomini a capirsi, a chiarire se il desiderio di un figlio sia autentico o dettato da condizionamenti esterni. In Francia, per esempio, alcune psicologhe offrono cicli di terapia breve dedicati esclusivamente a questo tema, mentre in Germania sono attivi gruppi di sostegno e workshop che affrontano il “childfree lifestyle” come opzione positiva e legittima.