Un nuovo sistema sviluppato dal Southwest Research Institute (SwRI) promette di migliorare la sicurezza delle missioni spaziali grazie alla capacità di individuare e analizzare gli impatti dei detriti orbitali e dei micrometeoriti. La presenza di milioni di frammenti in orbita terrestre rappresenta infatti una minaccia crescente: anche particelle minuscole, muovendosi a velocità ipersoniche, possono compromettere satelliti e strumenti scientifici.
Il dispositivo, denominato MMOD detection and characterization system, è stato ideato per essere integrato direttamente nella struttura dei veicoli spaziali. A differenza dei sistemi di monitoraggio da Terra, che seguono soltanto gli oggetti più grandi, questo pannello sensorizzato è in grado di registrare collisioni con frammenti molto più piccoli, fornendo dati immediati su velocità, dimensioni e composizione del detrito. Queste informazioni vengono poi inviate a Terra per permettere agli ingegneri di valutare eventuali danni e, soprattutto, di progettare veicoli più resistenti. Una soluzione decisamente promettente.
Il team guidato dallo scienziato Sidney Chocron ha testato il sistema sfruttando la light gas gun di SwRI, uno strumento capace di simulare l’impatto dei detriti nello spazio sparando microproiettili a velocità estreme all’interno di una camera a vuoto.
I pannelli dotati del nuovo sensore hanno dimostrato di rilevare con precisione il punto e il momento dell’impatto, oltre a ricavare dati utili sulla natura del materiale colpente.
La prospettiva non riguarda solo la sicurezza del singolo satellite. Se adottata su larga scala, questa tecnologia potrebbe costituire una sorta di rete di allerta precoce nello spazio: un satellite che subisce un impatto potrebbe condividere i dati con altri veicoli in orbita nella stessa regione, consentendo loro di correggere la traiettoria ed evitare una possibile collisione. In questo modo si ridurrebbe il rischio di eventi a catena, come il temuto scenario di sindrome di Kessler, in cui gli scontri generano ulteriori frammenti alimentando un circolo vizioso.
Oltre alla prevenzione, il sistema rappresenta un passo avanti verso la mappatura del “campo minato” orbitale. Attualmente, la conoscenza dei detriti più piccoli è frammentaria e limitata. Dotando numerosi satelliti di questi sensori, sarebbe possibile costruire un database molto più accurato delle particelle in orbita, migliorando la capacità delle agenzie spaziali e delle aziende private di pianificare missioni più sicure. SwRI punta ora a raccogliere fondi per una versione definitiva, pronta a essere installata su missioni operative.