Spotify ha annunciato con entusiasmo, all’inizio di maggio, una nuova funzione che avrebbe dovuto avvicinare i podcast al pubblico: la visualizzazione pubblica del numero di ascolti per ogni episodio. Una mossa che, secondo l’azienda, avrebbe dovuto stimolare la scoperta di nuovi contenuti, attirando l’attenzione dei curiosi su episodi particolarmente popolari. Tuttavia, la reazione della comunità dei podcaster non è stata affatto quella sperata.
L’iniziativa, infatti, ha suscitato proteste immediate, soprattutto tra i creatori con un pubblico più contenuto. Il motivo? Esporre pubblicamente un numero basso di ascolti potrebbe scoraggiare nuovi ascoltatori, creando una sorta di “effetto boomerang” sulla percezione del valore del contenuto. In un mondo dove le metriche contano sempre di più, sapere che un episodio ha totalizzato poche decine di ascolti potrebbe far passare in secondo piano la qualità effettiva del contenuto stesso. Alcuni utenti hanno inoltre sottolineato che il numero di ascolti mostrato su Spotify offre una visione parziale dell’audience totale, poiché molti ascoltatori utilizzano piattaforme alternative.
Alla luce del malcontento crescente, Spotify ha annunciato un importante cambiamento nella gestione dei dati visibili al pubblico: da ora in poi, i conteggi degli ascolti saranno mostrati solo per gli episodi che superano i 50.000 ascolti.
Invece di un numero preciso, verrà visualizzato un indicatore a soglia (come “50K ascolti”), che si aggiornerà solo al raggiungimento di traguardi successivi, come 100.000 o un milione di ascolti. I podcaster continueranno ad avere accesso ai dati completi e dettagliati nei loro pannelli di controllo privati, evitando però la potenziale mortificazione pubblica derivante da numeri troppo bassi.
A differenza dei video su YouTube o dei post sui social, i podcast hanno sempre avuto una natura più opaca in termini di metriche: un download, ad esempio, non equivale necessariamente a un ascolto. Le classifiche pubbliche, poi, tendono a premiare solo le trasmissioni più popolari, lasciando invisibili quelle realtà più piccole ma non meno meritevoli.
Con questo dietrofront parziale, Spotify cerca ora di ricucire il rapporto con i podcaster, riconoscendo implicitamente che non sempre più dati visibili significano migliori opportunità per tutti. E in un panorama così affollato e competitivo, l’attenzione alle esigenze dei creator può fare la differenza.