Ogni anno nel mondo finiscono in discarica 1,5 miliardi di tonnellate di cibo, pari a un terzo della produzione globale. Numeri impressionanti, soprattutto se confrontati con la realtà di 673 milioni di persone che soffrono la fame e 2,3 miliardi che vivono in condizioni di insicurezza alimentare. Sprecare cibo non è solo una questione etica, poiché ha un costo ambientale enorme.
In base ai dati emersi dall’Osservatorio Waste Watcher International, le perdite alimentari generano quasi il 10% delle emissioni globali di gas serra, cinque volte quelle prodotte dall’aviazione. Il report è stato diffuso in occasione della imminente Giornata Internazionale di sensibilizzazione contro lo spreco alimentare del 29 settembre 2025, e sottolinea anche l’impatto sull’uso delle risorse: il 28% dei terreni agricoli mondiali e un quarto dell’acqua dolce impiegata in agricoltura servono a produrre cibo che non verrà mai consumato.
Nel nostro Paese ogni anno vengono sprecate circa 6,7 tonnellate di alimenti, con un impatto di 5,5 milioni di tonnellate di CO2. Ad agosto 2025, però, il monitoraggio dell’Osservatorio Waste Watcher insieme alla campagna Spreco Zero ha registrato un calo: ogni italiano ha buttato in media 555,8 grammi di cibo a settimana, rispetto ai 683 grammi dello stesso periodo del 2024. Il miglioramento c’è, ma non basta, anche perché l’obiettivo fissato al 2030 è ridurre lo spreco a 369,7 grammi settimanali. Tra le cause principali ci sono la cattiva conservazione, le spese non pianificate e la scarsa attenzione alle date di scadenza.
Il Centro Italia è l’area più virtuosa con 490 grammi a settimana, mentre al Sud il dato sale a 628 grammi. Anche le tipologie familiari incidono, poiché le famiglie con figli sprecano il 17% in meno rispetto a quelle senza. In cima alla classifica dei cibi più buttati ci sono frutta fresca (22,9 g), verdura (21,5 g), pane (19,5 g), insalata (18,4 g) e tuberi come cipolle e patate (16,9 g).
Secondo l’agroeconomista Andrea Segrè, fondatore della campagna Spreco Zero, l’inflazione alimentare (+3,7% nell’estate 2025) ha spinto molte famiglie a gestire meglio gli acquisti. Un aiuto arriva anche dalle app dedicate come Sprecometro, strumenti che favoriscono comportamenti più sostenibili.
Il cambiamento climatico influenza poi direttamente le abitudini alimentari: il 45% degli italiani dichiara di consumare prima i prodotti deperibili, il 21% aumenta la frequenza della spesa e il 19% preferisce alimenti a lunga conservazione. Cresce anche la consapevolezza, in quanto due italiani su tre mantengono alta l’attenzione all’ambiente, mentre uno su due valuta l’impatto ambientale dei prodotti acquistati.