Negli ultimi mesi, osservare una scia luminosa e lenta attraversare il cielo notturno non è più un evento raro, e non si tratta di stelle comete che ci invitano a esprimere un desiderio. Sempre più spesso, infatti, si tratta di satelliti Starlink in fase di rientro, che si disintegrano nell’atmosfera dopo aver completato il loro ciclo operativo. Secondo il ricercatore ed ex astrofisico di Harvard, Jonathan McDowell, attualmente tra uno e due satelliti Starlink cadono sulla Terra ogni giorno, e il numero è destinato a crescere.
McDowell, che gestisce il sito Jonathan’s Space Report — una delle fonti più autorevoli per il monitoraggio dei lanci e dei rientri orbitali — ha spiegato che, con oltre 8.000 satelliti Starlink già in orbita e migliaia in arrivo da SpaceX e da altre società, la frequenza dei rientri potrebbe presto raggiungere anche cinque al giorno.
UNORBITA SEMPRE PIÙ AFFOLLATAStarlink è la costellazione di satelliti a bassa orbita di SpaceX, il cui obiettivo è garantire copertura internet globale. La maggior parte di questi satelliti si trova entro 2.000 chilometri dalla superficie terrestre, in quella che viene definita orbita terrestre bassa. La durata media di un satellite in questa fascia è di circa 5-7 anni, dopo i quali l’oggetto inizia a perdere quota fino a bruciare completamente durante il rientro.
McDowell ha previsto che, considerando anche i futuri sistemi di Amazon Kuiper e dei programmi cinesi, potremmo arrivare a circa 30.000 satelliti in orbita bassa e altri 20.000 a quote intorno ai 1.000 chilometri. "Con un ciclo di sostituzione di cinque anni, significa che ci saranno fino a cinque rientri al giorno", ha spiegato, sottolineando il rischio potenziale di uno scenario di Sindrome di Kessler: una reazione a catena in cui le collisioni tra oggetti generano frammenti che aumentano il rischio di ulteriori impatti, rendendo lo spazio sempre più pericoloso.
Anche la Federal Aviation Administration (FAA) statunitense ha richiamato l'attenzione sui possibili rischi dei rientri. In un rapporto presentato al Congresso, l'agenzia ha stimato che entro il 2035 la quantità annuale di frammenti potenzialmente pericolosi sopravvissuti al rientro potrebbe raggiungere circa 28 mila unità. Secondo le proiezioni, il numero medio di persone che potrebbero rimanere ferite o uccise da tali resti sarebbe di 0,6 all'anno, ovvero un caso ogni due anni su scala globale. Si tratta di stime ipotetiche basate su modelli previsionali, ma che contribuiscono a delineare un quadro di rischio in crescita.
Molte delle immagini diffuse sui social mostrano scie luminose che si frammentano nel cielo, spesso confuse con meteore. McDowell ha chiarito che il modo più semplice per distinguerle è osservare la velocità.
"Una meteora dura solo pochi secondi, scompare rapidamente. I detriti spaziali invece si muovono più lentamente, a una velocità angolare simile a quella di un aereo, e restano visibili anche per un paio di minuti"
Negli ultimi mesi diversi rientri Starlink sono stati osservati in varie parti del mondo. Il 25 settembre 2025 un satellite si è disintegrato sopra la California, il 22 settembre un altro è stato visto sopra il Saskatchewan, in Canada, e il 21 settembre un evento simile ha attirato l’attenzione in Texas. Tuttavia, la maggior parte dei rientri non viene mai vista: circa il 70% della superficie terrestre è coperta da oceani, e molti fenomeni avvengono in zone remote o in piena notte.
ATTIVITÀ SOLARE E GLI INCIDENTI DI VOLONon tutti i rientri avvengono alla fine della vita utile del satellite. L’attività solare può avere un ruolo decisivo. Durante i periodi di intensa attività solare, come quello attuale successivo al massimo del ciclo, l’atmosfera terrestre si espande per effetto del calore, aumentando la resistenza aerodinamica e riducendo l’altitudine dei satelliti in orbita bassa.
Nel febbraio 2022, un evento di questo tipo portò alla perdita di 40 satelliti Starlink appena lanciati, distrutti da una tempesta solare che ne accelerò il decadimento orbitale. Anche i guasti tecnici possono contribuire ai rientri prematuri: il 12 luglio 2024, un malfunzionamento del secondo stadio di un razzo Falcon 9 lasciò 20 satelliti in orbita errata. "Tutti tranne due rientrarono il giorno stesso del lancio, e l’ultimo otto giorni dopo", ha ricordato McDowell.
Oltre al rischio di collisioni, la disintegrazione dei satelliti solleva interrogativi ambientali. Nel 2023, la National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) statunitense ha pubblicato uno studio che rileva una quantità inaspettata di particelle metalliche nella stratosfera, tra i 10 e i 50 chilometri di quota, dove si trova anche lo strato di ozono. Le analisi hanno individuato elementi rari come niobio e afnio, oltre a concentrazioni elevate di rame, litio e alluminio, riconducibili alle leghe utilizzate nei componenti spaziali.
Queste microparticelle, secondo i ricercatori, potrebbero influenzare la riflessione della luce solare o favorire reazioni chimiche dannose per l’ozono. Le conseguenze, tuttavia, non sono ancora pienamente comprese e gli studi in corso cercano di quantificare l’impatto di questo nuovo tipo di inquinamento atmosferico.