Il nono volo di prova del razzo Starship di SpaceX, avvenuto il 27 maggio 2025 dalla base di lancio Starbase in Texas, non è andato come previsto. Entrambe le sezioni del gigantesco vettore – il booster Super Heavy e la parte superiore chiamata Ship – sono andate distrutte. Sebbene il volo abbia segnato alcuni progressi tecnici, l’attenzione della Federal Aviation Administration (FAA) si concentra ora esclusivamente sulla perdita della Ship, avvenuta durante il rientro atmosferico.
Secondo quanto riportato dall’agenzia federale il 30 maggio, è stata avviata un’indagine formale per chiarire cosa abbia causato il mancato completamento della missione. Il booster, invece, pur essendo esploso, rientra in un’esenzione prevista tra i danni accettabili approvati dall’FAA prima del lancio, in base a valutazioni di sicurezza pubblica.
Uno degli aspetti più interessanti del volo 9 è stato il tentativo di riutilizzo del Super Heavy: per la prima volta, SpaceX ha lanciato un razzo già impiegato durante la missione 7, a gennaio. All’epoca il razzo era stato recuperato in modo spettacolare dalle “bacchette” del Launch Tower, confermando i progressi dell’azienda in termini di recuperabilità. Stavolta però non era previsto alcun recupero. Al contrario, il piano era testare un rientro con un maggiore angolo di attacco, aumentando così la resistenza atmosferica per frenare il razzo in modo passivo.
La manovra si è però conclusa prematuramente con un’esplosione. SpaceX ha riferito che il contatto con il booster è stato perso circa sei minuti dopo il lancio, durante la fase iniziale della frenata. L’azienda ha descritto l’evento come una "rapida disintegrazione non programmata", un termine ormai ricorrente nel lessico di Musk.
Ancora più problematica è stata la fase finale del volo della Ship, che avrebbe dovuto terminare con un ammaraggio controllato nell’Oceano Indiano, al largo dell’Australia Occidentale. Invece, un errore nel sistema di controllo d’assetto ha impedito al veicolo di posizionarsi correttamente per il rientro. Come conseguenza, Starship ha attivato un protocollo automatico di sicurezza, depressurizzandosi prima di perdere completamente il contatto circa 46 minuti dopo il decollo.
Nonostante le perdite, il volo ha rappresentato un passo avanti rispetto ai precedenti test. Nelle missioni 7 e 8, infatti, la Ship era stata persa entro i primi dieci minuti, con frammenti caduti nell’Atlantico. Al confronto, la missione 9 ha mostrato una maggiore durata e un miglior controllo della traiettoria.
Dal punto di vista della sicurezza pubblica, la FAA ha chiarito che non ci sono stati danni a proprietà né feriti. Solo un volo è stato deviato e un altro trattenuto per 24 minuti. Per precauzione, è stata attivata un’area di risposta per detriti nel Golfo del Messico, ma l'agenzia ha confermato che tutto è rimasto nei limiti dell’area di rischio prevista.