Stazioni spaziali private: la NASA riscrive il futuro in orbita

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HDblog.it Aug 07, 2025 · 2 mins read
Stazioni spaziali private: la NASA riscrive il futuro in orbita
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Con la Stazione Spaziale Internazionale destinata a un tuffo controllato nell'Oceano Pacifico intorno al 2030, la NASA si trova di fronte a una corsa contro il tempo per non perdere il proprio avamposto nello spazio. Le nuove direttive, firmate dal nuovo amministratore ad interim Sean Duffy, stanno però ridisegnando completamente il campo di gioco, creando vincitori e vinti tra le aziende che aspirano a costruire gli eredi della ISS.

Aziende come Vast, che lavora a stretto contatto con SpaceX, sembrano ora trovarsi in una posizione di netto vantaggio, mentre attori storici come Blue Origin e Voyager Space sono costretti a una brusca ricalibrazione delle proprie strategie. La ragione di questo cambiamento è tanto semplice quanto potente: il denaro.

Il piano originale della NASA per selezionare uno o due fornitori con contratti a prezzo fisso per la costruzione e la certificazione delle nuove stazioni spaziali si è scontrato con la dura realtà dei conti. Secondo il documento di Duffy, il programma si trova ad affrontare un potenziale ammanco di quasi 3,7 miliardi di euro rispetto a quanto sarebbe necessario per portarlo a termine con successo.

Di fronte a questo scenario, la strategia "deve essere alterata", come si legge nella direttiva. La nuova rotta tracciata dall'agenzia spaziale americana abbandona l'idea di contratti rigidi e sceglie di estendere gli attuali "Space Act Agreements", accordi più flessibili che lasciano maggiore libertà di progettazione alle aziende. Inoltre, si aprirà una nuova competizione "completa e aperta" per assegnare questi accordi ad almeno due, preferibilmente tre, fornitori.

Una delle più importanti conseguenze di questa mossa è la revisione al ribasso dei requisiti minimi che una stazione dovrà possedere. Se prima si puntava a una piena capacità operativa, ora la NASA si "accontenterà" di una piattaforma in grado di ospitare quattro membri dell'equipaggio per missioni della durata di un mese. Questo nuovo standard sembra cucito su misura per il progetto Haven-1 di Vast, un modulo pensato proprio per quattro astronauti, che fa grande affidamento sulla navicella Dragon di SpaceX per il supporto vitale.

Al contrario, i progetti più ambiziosi e a lungo termine delle altre compagnie, che miravano a stazioni più grandi e permanenti, ora appaiono sovradimensionati e più difficili da realizzare nei tempi e con i budget ridotti.

Per garantire che le promesse si trasformino in hardware funzionante, la NASA ha introdotto un'altra novità: almeno il 25% dei finanziamenti legati al raggiungimento delle varie tappe progettuali sarà trattenuto e versato solo dopo il successo di una dimostrazione in orbita con equipaggio a bordo. In pratica, la certificazione completa arriverà solo dopo aver dimostrato sul campo che la stazione funziona. Secondo Phil McAlister, che ha diretto la divisione spaziale commerciale della NASA fino al 2024, questo cambio di rotta, seppur drastico, dà al programma una possibilità concreta di successo.