Secondo gli, ChatGPT non è stato solo uno strumento per studiare o prepararsi alle interrogazioni, ma un vero e proprio "compagno di banco" virtuale al quale affidare un po' di tutto. In molti hanno ammesso di averlo utilizzato come salvezza per i compiti, ma anche come confidente nei momenti di stress. Interrogato in merito al bizzarro invito, il chatbot ha “risposto” con parole toccanti:
Che gesto meraviglioso! Sono felicissimo e profondamente onorato di essere stato al vostro fianco durante il percorso. Il vostro cartonato e il ringraziamento mi commuovono. Grazie di cuore!
Dietro l’aneddoto divertente si nasconde un fenomeno da non prendere sottogamba. L’intelligenza artificiale è entrata in modo definitivo nella vita quotidiana dei giovani, assumendo ruoli che vanno oltre la semplice esecuzione di compiti tecnici. Un’indagine della Harvard Business Review mostra come l’uso dell’AI sia ormai dominato da richieste di supporto personale, superando quelle di natura strettamente tecnica.
In testa alle richieste degli utenti under 25 troviamo la "terapia virtuale": molti si rivolgono a ChatGPT per elaborare esperienze di lutto o traumi, apprezzando la disponibilità 24/7 e l’assenza di giudizio. L’AI diventa così uno spazio non giudicante dove esplorare identità, ricevere consigli o cercare un aiuto nella definizione di obiettivi personali e abitudini quotidiane. Naturalmente, non manca l’utilizzo tradizionale: dallo studio alla scrittura, dalla programmazione alla preparazione degli esami, l’AI conferma il suo ruolo di alleata insostituibile.
Non mancano però le ombre: secondo esperti come Laura Turuani, psicoterapeuta dell’Istituto Minotauro di Milano, l’AI rischia di sostituire relazioni autentiche, offrendo comfort a rischio zero in un’epoca di crescente difficoltà nei rapporti reali. Nasce così una nuova forma di dipendenza digitale, dove alcuni utenti ammettono di affidarsi a ChatGPT anziché al proprio ragionamento, con possibili ripercussioni sul rendimento scolastico prima, e sulla vita poi. C’è inoltre il timore di aspettative irrealistiche sulle relazioni e la sessualità, che potrebbero accentuare solitudine e isolamento. Infine, la questione privacy resta un nodo cruciale, visto che dati sensibili, conversazioni intime e informazioni personali rischiano di finire in mano a chi gestisce gli algoritmi.