Dal 1° luglio 2025 è in vigore una delle riforme più attese e dibattute nel campo dei diritti degli animali. La cosiddetta "legge Brambilla", approvata lo scorso 29 maggio, modifica il Codice penale e quello di procedura penale, trasformando radicalmente l'approccio della giustizia verso i reati contro gli animali. Il punto di partenza? Il cambio di paradigma: gli animali non sono più tutelati solo per il dolore che il loro maltrattamento può causare agli esseri umani, ma diventano soggetti giuridici protetti in via diretta, a prescindere dal fatto che abbiano un padrone.
Quanto conosciamo il nostro cane?La nuova legge Brambilla spiegata: perché è una svolta storica
Carcere e multe per chi maltratta o uccide animali: cosa cambia
Una vittoria per i diritti degli animali dopo le nuove batoste che sdoganano la caccia ai bracconieri e penalizzano le specie in via d'estinzione.
Le pene si inaspriscono nettamente. Per chi uccide un animale è prevista la reclusione da 6 mesi a 3 anni, con multe fino a 30.000 euro. Se il fatto è commesso con sevizie o crudeltà, la pena sale fino a 4 anni di carcere e 60.000 euro di multa. Il maltrattamento comporta da 6 mesi a 2 anni, con multa abbinata. Chi organizza combattimenti o spettacoli crudeli rischia fino a 4 anni di carcere. Non è più possibile commutare la reclusione con una sanzione: le due pene sono sempre abbinate.
Animali alla catena? Da oggi scatta il divieto nazionale
Tra le novità più simboliche della legge Brambilla c'è il divieto assoluto di tenere i cani alla catena, in tutta Italia. La sanzione prevista va da 500 a 5.000 euro. Una pratica arcaica che viene ora ufficialmente vietata per legge, segnando un passo in avanti nel rispetto del benessere animale.
Combattimenti clandestini e traffico di cuccioli: applicato il codice antimafia
Chi organizza combattimenti tra animali, traffica cuccioli o commette reati seriali contro gli animali entra a tutti gli effetti nel radar della legislazione antimafia. Questo significa che può essere sottoposto a sorveglianza speciale, sequestro di beni e misure preventive patrimoniali. Una stretta decisa contro chi lucra sulla sofferenza animale.
Crimini anche se l'animale non ha un padrone: la denuncia è d'ufficio
Un'altra svolta è l'estensione della procedibilità d'ufficio: non serve più la denuncia del proprietario. Chiunque può segnalare un reato, e le forze dell'ordine sono tenute a intervenire. Questo rende la legge più efficace anche nei casi di abbandono, randagismo e maltrattamento di animali selvatici o senza padrone.
Aggravanti: cosa succede se il reato è filmato o avviene davanti a minori
Le pene aumentano fino a un terzo se il reato è commesso alla presenza di minorenni, su più animali, oppure se è documentato e diffuso online. Si tratta di un'aggravante importante, pensata per colpire anche i reati commessi per spettacolarizzazione o con finalità di lucro mediatico.
Associazioni animaliste: più potere di intervento nei processi
Le associazioni riconosciute potranno presentare appelli e istanze di riesame per sequestri cautelari e preventivi. Gli animali sequestrati potranno essere affidati in via definitiva a persone, enti o associazioni, dietro pagamento di una cauzione.
Una legge che punta anche al contrasto del randagismo
Chi regolarizza volontariamente la posizione anagrafica del proprio animale (es. microchip) non è soggetto a sanzione se lo fa prima della contestazione formale della violazione. Un incentivo per prevenire l'abbandono e migliorare il controllo del randagismo.
Una riforma che guarda al futuro
Con questa legge l'Italia si allinea ai Paesi europei più avanzati nella tutela animale. Una rivoluzione normativa, ma anche culturale, che riconosce gli animali come esseri senzienti e protegge il loro benessere in modo diretto. Per chi ama e difende gli animali, oggi è davvero una giornata storica.