Swipe, famiglie queer e generazioni a confronto: l’amore (oggi) secondo Alice Lupparelli

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(La redazione di fem) Jun 22, 2025 · 7 mins read
Swipe, famiglie queer e generazioni a confronto: l’amore (oggi) secondo Alice Lupparelli
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Figlia ribelle e (apparentemente) poly in Maschi Veri, commovente ne Il Professore 2, vulnerabile e ambivalente in Adorazione. Ma fuori dalla scena, Alice Lupparelli è una di quelle attrici che sorprendono con una lucidità affilata e una leggerezza contagiosa.

L’abbiamo intervistata per parlare di abitudini amorose trans-generazionali, app di dating e genitori separati, partendo proprio dalla serie Netflix in cui interpreta Emma: la figlia bisessuale, moderna, spavalda, che sembra avere tutte le risposte in tasca. Ma — spoiler senza spoiler — anche lei dovrà fare i conti con l’imprevedibilità dell’amore. “Si può essere sicuri delle proprie idee e poi cambiare tutto — ci racconta Alice — non è contraddizione, è crescita.”

E allora abbiamo parlato proprio di questo: dei ponti tra generazioni, di dating, di sentimenti e di cosa stiamo davvero cercando tra uno swipe e uno sguardo alla fermata dell’autobus.

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Alice Lupparelli, star di Maschi Veri, Il Professore 2 e Adorazione

Dalla tv generalista a Netflix, dai ruoli drammatici alla comedy contemporanea: Alice Lupparelli è un astro nascente della scena italiana. È stata Viola, la studentessa che affronta la disabilità in Il Professore 2, ed è Elena, la giovane donna vittima di femminicidio in Adorazione, la serie rivelazione firmata Stefano Mordini.

Oggi torna in chiave comica con Maschi Veri, dove interpreta Emma: una ventenne libera, brillante, che pensa di saperla lunga sull’amore... finché l’amore, quello vero, non arriva a scombinare le regole.

Alice Lupparelli: l’intervista 

Partiamo da Maschi Veri, il tuo progetto più recente e molto chiacchierato. Emma, il tuo personaggio, dice che la generazione dei suoi genitori ha distrutto la monogamia. Sei d’accordo con lei? È tutta colpa dei boomer o anche noi ci mettiamo del nostro?

Penso che sia un processo in divenire. Sicuramente anche la nostra generazione ha contribuito, ma non per distruggere un certo tipo di amore: semplicemente si stanno scoprendo nuove forme che si affiancano a questo “modello principale”. Quindi è una scoperta, non una distruzione. E penso sia stata necessaria. Direi, quindi, che è un po' colpa di entrambi, o meglio: merito di entrambi.

Emma si mostra molto sicura delle sue posizioni… e poi finisce in una situationship coi fiocchi, causa Gustav. Quante “Emma” conosci nella realtà? Sei una di loro?

Tantissime! Ma ben venga! Si può essere sicuri delle proprie idee e ideali, soprattutto da giovani, ma l’amore resta una grandissima sorpresa. È qualcosa che si capisce solo vivendolo. Quindi ben venga che si possa cambiare idea. Il che non vuol dire essere contraddittori, ma accettare che sia possibile cambiare, che ci sia sempre qualcosa da imparare. Io per prima cambio idea quando la vita cambia molto le carte in tavola. Ed è giusto così. Se fossimo tutti sempre sicuri, sarebbe noioso!

Tra ghosting, non monogamia etica, app di incontri… pensi che ci stiamo spingendo troppo oltre nel decostruire? C’è qualcosa che forse stiamo perdendo troppo in fretta?

Secondo me è importante decostruire, sì, ma senza annullare. C’è il rischio che si arrivi a rinnegare certi modi di vivere l’amore, quando invece esistono ancora e per molti funzionano. Credo che il vero problema non sia la nostra generazione, ma il nostro rapporto con i social: ci hanno tolto gli incontri più “reali” e soprattutto ci hanno abituati ad avere tutto subito, anche nelle relazioni. Forse dovremmo riscoprire la lentezza.

E tu da che parte stai: dating app o sguardi romantici alla fermata dell’autobus?

Idealmente, sono cresciuta super romantica, quindi direi la seconda. Ma nella pratica mi sono cimentata anche in dinamiche diverse. Quindi non ho una risposta netta, dipende dalle fasi della vita.

Emma insegna al padre come usare le app d’incontri e gli parla d’amore in modo molto libero. Ti è mai capitato di fare qualcosa del genere nella vita reale? O, al contrario, di ricevere insegnamenti sull’amore da un adulto?

Personalmente non mi è mai capitato di “insegnare” l’amore a un adulto, ma mi piacerebbe. Credo molto nel dialogo tra generazioni, non solo per “educarli”, ma anche per capirli. Bisogna trovare un equilibrio, un dialogo vero; ma serve anche qualcuno dall'altra parte che sia disposto ad ascoltare. In compenso, ho sempre cercato di apprendere dalle relazioni che osservo attorno a me. Ogni dinamica può insegnarti qualcosa, e io cerco sempre di portarmi a casa qualcosa che posso adattare a me e alla mia vita.

Tra le altre cose, Emma sta cercando di aiutare suo padre a superare la separazione. Ad un certo punto dice una frase forte: “Sono felice che i miei genitori divorziano”. Un tempo sarebbe stato impensabile. Come vedi il ruolo della nostra generazione nel ridefinire la famiglia?

Se si cresce in un ambiente dove si vedono diverse forme d'amore, dove non esiste un'unica stabilità possibile, allora è più facile accettare che le cose possano anche finire. Per un bambino è più importante che i genitori stiano bene. È bello che ci stiamo staccando da questa visione univoca della relazione e che ci rendiamo conto che i legami possono essere malleabili. Una famiglia può esistere anche se cambia forma.

Parlando invece di amori tossici e possessivi, in Adorazione interpreti Elena, la ragazza scomparsa che nascondeva una relazione non idilliaca. Come ti sei preparata per un personaggio così complesso?

Per fortuna abbiamo lavorato molto prima delle riprese, anche con una coach. È stato fondamentale per capire le dinamiche sottili tra i personaggi. Elena è un personaggio per cui il lavoro fatto prima delle riprese era fondamentale: ciò che lei mostra nelle scene è solo il 10% di quello che prova e che le accade davvero. Era importante lavorare sul retroscena emotivo per renderla credibile, o rischiava di non avere spessore.

In Un Professore hai interpretato Viola, una ragazza che affronta la disabilità dopo un incidente. Era il tuo primo ruolo importante. Che effetto ti ha fatto?

Ero impaurita. Era il mio primo lavoro serio e il tema era delicatissimo, mi sentivo addosso una responsabilità enorme. Non sapevo se sarei riuscita a renderlo con rispetto e verità. Invece è stato molto emozionante ricevere messaggi da persone che si sono sentite rappresentate. Una grande sorpresa. Questo per me è il regalo più grande, ogni volta che qualcuno mi dice che ho toccato delle corde profonde.

C’era qualcosa di Viola che sentivi vicino alla tua esperienza?

Il suo modo di reagire al dolore. Quando si prova un dolore enorme, si può vedere il mondo come un nemico. L'ho fatto anch'io in passato. È una rabbia passivo-aggressiva che non vuole colpire gli altri, ma viene fraintesa spesso. In realtà è rivolta verso se stessi. Bisogna capirla.

Hai già interpretato ruoli molto diversi, ma tutti con tematiche profonde: disabilità, violenza, libertà affettiva. È qualcosa che cerchi nei personaggi? Ti sta a cuore che veicolino un messaggio?

All’inizio della carriera un attore non ha molto controllo dei ruoli che interpreta, ma alla fine mi sono ritrovata personaggi con un grande carico emotivo e simbolico. Per me è stato terapeutico, perché sono una persona che ha sempre avuto paura di esporsi. Questi ruoli mi hanno aiutata anche a lavorare su me stessa, quindi sì, sono molto grata.

Tra Viola, Elena ed Emma, quale ti ha messa più alla prova?

Sicuramente Viola. Di lei avevo più paura, perché il tema della disabilità mi era molto lontano. Avevo paura di non sapere di cosa stessi parlando, di non riuscire a portarlo in scena nel modo giusto. Invece su Elena e Emma mi sentivo più pronta: sono cresciuta in provincia, sono a cavallo tra due generazioni, mi confronto molto con quei temi.

E tra ruoli drammatici e commedia, con quale ti senti più a tuo agio?

I ruoli drammatici sono più nelle mie corde, quelli che mi vengono più naturali. Però la commedia mi ha sorpresa: è un mondo completamente diverso e mi ha permesso di scoprire un lato più leggero di me che forse sottovalutavo. Me lo dicono spesso: anche se ho un'indole profonda, c'è anche una leggerezza che mi aiuta ad andare avanti. Mi piacerebbe farne di più!

Chiudiamo con uno sguardo al futuro: che tipo di progetti sogni? C’è un ruolo che vorresti interpretare?

Da sempre sogno di fare un musical. Sono ossessionata dai musical! Ballare, cantare… è il mio sogno da bambina. E poi un'altra mia grande passione sono i film storici, in costume. Mi ha sempre affascinato l'idea di recitare in un'altra epoca. Studiavo gli abiti, i periodi storici… sarebbe bellissimo.