Nel caso in cui ve lo siate persi, è uscito uno smartphone brandizzato con le iniziali di Donald Trump. E' l'ennesima spericolata iniziativa imprenditoriale del presidente degli USA da quando è entrato in politica (dopo il lancio, tra le altre cose, di una criptovaluta, orologi da polso e sneaker in edizione limitata) e come nei casi precedenti, ci sono alcuni importanti interrogativi.
Il Financial Times ha cercato di capire se lo smartphone è realmente prodotto negli USA, come reclamizzato, e da dove provengano i suoi componenti. Il verdetto? Non si sa: Trump Mobile ha scelto un linguaggio volutamente ambiguo e non brilla per trasparenza. Come si dice in questi casi, non tutto ciò che brilla (letteralmente, nel caso del T1 Phone) è oro.
Ma andiamo con ordine, la Trump Mobile, guidata dai figli del presidente Eric e Donald Jr, ha presentato una duplice iniziativa. Da una parte c'è un operatore di rete mobile, che è in realtà un MVNO, cioè un operatore virtuale che non ha infrastrutture proprie, ma acquista in licenza l'uso della rete di aziende più consolidate, come T-Mobile e Verizon. Nulla di male, anche in Italia questo modello si è rapidamente diffuso ed esistono numerosi operatori che si comportano nella stessa maniera, offrendo un ottimo servizio ai loro clienti.
E poi c'è il sopramenzionato T1 Phone, uno smartphone da 399 dollari che sulla carta viene venduto come "Made in USA" e sembra già avere ottenuto un discreto successo (oltre che il dileggio di Carl Pei): il sito è andato in crash poco dopo l'apertura dei preordini (che richiedono un deposito di 100$).
Esistono dubbi su entrambe le iniziative. Liberty Mobile, fondata nel 2018 e con meno di 50 dipendenti, è l’asse portante dell’offerta telefonica del brand. Il sito non offre grandi rassicurazioni: è incompleto e le FAQ sono infarcite di place holder (il classico lorem ipsum ripetuto in serie che si usa quando non si ha ancora un testo definitivo da caricare). In passato, MVNO legati a celebrità, come Mint Mobile promosso dall'attore Ryan Reynolds, sono andati molto bene, quindi, in attesa di futuri sviluppi, non ci resta che dare il beneficio del dubbio all'azienda di Trump.
Le vere perplessità riguardano semmai lo smartphone. La promessa “Made in America” non regge al vaglio dei fatti. Un portavoce ha dichiarato che il dispositivo sarebbe assemblato in Alabama, California e Florida, ma non ha fornito alcun dettaglio su componenti, partner o sedi produttive reali. Eric Trump ha poi ammesso che la produzione interamente statunitense sarà “eventuale”. Un’affermazione che cozza con le regole della Federal Trade Commission, secondo cui un prodotto può fregiarsi della dicitura “Made in the USA” solo se tutti (o quasi tutti) i componenti sono di origine nazionale.
Proporre uno smartphone prodotto negli USA, con le specifiche promesse e a meno di 400 dollari, non è difficile. E' semplicemente impossibile, secondo gli esperti interpellati dal Financial Times. Oggi esiste solo uno smartphone prodotto interamente negli USA: il Librem 5, che però costa ben 1.999 dollari e non offre le specifiche relativamente al passo con i tempi del T1 Phone, proprio perché non esiste una filiera americana che produca i componenti necessari per competere con i produttori affermati. Anche secondo Jeff Fieldhack di Counterpoint Research non sarebbe possibile produrre uno smartphone come il T1 Phone in America.
Da qui alcune domande: Trump Mobile sta mentendo? In caso positivo, che si fa: la pagina del prodotto menziona ancora la dicitura "Proudly Made in America" e un passo indietro potrebbe non essere sufficiente. Oppure Trump Mobile è davvero in grado di fare ciò che nemmeno Apple, per ora, sembra volere o potere realizzare?