Taiwan ha ufficializzato una nuova politica di controllo sulle esportazioni tecnologiche, che obbliga i fornitori locali a ottenere un'autorizzazione governativa prima di poter esportare chip e chiplet verso Huawei e SMIC, due delle aziende più strategiche del panorama cinese. L’obiettivo è rafforzare i controlli su tecnologie avanzate, in particolare quelle realizzate da TSMC, e prevenire eventuali abusi da parte di società che, in passato, sono riuscite ad aggirare le restrizioni con metodi opachi.
La misura arriva in un momento delicato per i rapporti fra Taipei, Washington e Pechino. Dietro la decisione di includere Huawei e SMIC nella lista dei soggetti sottoposti a licenza, c'è anche il tentativo di evitare nuove ricadute su TSMC, che recentemente è finita sotto esame per aver fornito inconsapevolmente componenti a Huawei tramite società di comodo. Questi componenti, noti come chiplet, sono moduli indipendenti che vengono assemblati per comporre un chip completo. A differenza dei chip monolitici, i chiplet permettono di combinare tecnologie differenti in modo più flessibile ed economico.
Secondo ricostruzioni condivise da analisti del settore, Huawei avrebbe ordinato chiplet per il proprio acceleratore AI Ascend 910B servendosi di intermediari non riconducibili ufficialmente all’azienda. TSMC, che utilizza tecnologie statunitensi nei propri processi produttivi, è già soggetta alle restrizioni imposte dagli Stati Uniti e non può vendere chip avanzati a Huawei e SMIC senza apposita licenza americana.
A tutto ciò si sommano le preoccupazioni geopolitiche. Taiwan teme che la Cina possa utilizzare chip di ultima generazione per scopi militari e, nel lungo termine, per consolidare la propria indipendenza tecnologica. Inoltre, esiste il timore che in caso di conflitto, Pechino possa tentare di prendere il controllo diretto di TSMC e delle sue infrastrutture. Per questo motivo, l’azienda ha già pianificato misure per rendere inutilizzabili i suoi impianti in caso di occupazione forzata.
Non è da escludere che dietro la nuova normativa ci siano anche discussioni bilaterali con gli Stati Uniti, soprattutto dopo che TSMC ha rischiato una maxi-multa per l’episodio dei chiplet spediti indirettamente a Huawei. Con la nuova regolamentazione, Taipei allinea le sue regole a quelle statunitensi, tutelando allo stesso tempo le proprie aziende strategiche da future sanzioni o danni reputazionali.
Per Huawei e SMIC la strada si fa ora ancora più in salita: ogni fornitura tecnologica proveniente da Taiwan dovrà essere autorizzata singolarmente, e i margini per manovre ambigue si riducono drasticamente. Intanto, TSMC si muove con maggiore cautela, consapevole che la trasparenza e il rispetto delle regole non sono più solo una questione legale, ma anche geopolitica.