La data fatidica del 14 ottobre di quest'anno si avvicina rapidamente per milioni di utenti di PC in tutto il mondo. È il giorno in cui il supporto ufficiale per Windows 10, il sistema operativo che ha accompagnato molti di noi per anni, cesserà. Questo significa che, a partire da quella data, non verranno più rilasciati aggiornamenti di sicurezza, il che espone i computer a rischi crescenti. Una recente ricerca condotta da ControlUp ha gettato luce sulla situazione attuale, rivelando che una fetta considerevole di PC non ha ancora compiuto il passaggio a Windows 11.
Secondo lo studio, circa la metà dei PC destinati all'utenza consumer e il 40% di quelli aziendali sono ancora fermi a Windows 10. Sebbene il sorpasso di Windows 11 su Windows 10 in termini di quota di mercato sia un segno di progresso, i numeri indicano che c'è ancora molto da fare. È interessante notare come il panorama aziendale mostri una segmentazione. Settori come l'istruzione e la tecnologia hanno mostrato una maggiore prontezza, con rispettivamente il 77% e il 73% dei dispositivi già su Windows 11. Al contrario, il settore sanitario e quello finanziario presentano ancora un ritardo significativo, con circa il 59% e il 55% dei dispositivi ancora ancorati a Windows 10 o versioni più vecchie. Questo divario evidenzia sfide e priorità diverse a seconda dell'ambito di applicazione.
La buona notizia è che, per molti di questi dispositivi, l'aggiornamento a Windows 11 non dovrebbe presentare ostacoli insormontabili. ControlUp stima che ben l'87% dei PC che non hanno ancora effettuato l'aggiornamento sono pienamente compatibili con Windows 11. Ciò suggerisce che il processo di aggiornamento potrebbe essere relativamente semplice, senza la necessità di investire in nuovo hardware. Tuttavia, c'è un 25% circa di PC consumer e un 24% di PC aziendali che, purtroppo, non sono compatibili con Windows 11 e dovranno essere sostituiti per garantire la sicurezza e la piena funzionalità.
Un aspetto affascinante emerso dalla ricerca riguarda le differenze regionali nell'adozione di Windows 11. I mercati europei, ad esempio, sembrano essere più avanti nella transizione, con solo il 30% dei PC che necessitano ancora dell'aggiornamento. In Nord America, invece, la percentuale sale al 57%. Questo divario potrebbe essere attribuito a una serie di fattori, tra cui diverse politiche aziendali o approcci culturali alla gestione del ciclo di vita dei dispositivi.
Per le aziende, Microsoft ha previsto un programma di aggiornamenti di sicurezza estesi (ESU) che permetterà di continuare a ricevere patch oltre la scadenza di ottobre 2025. Questo servizio avrà un costo: circa 61 euro per dispositivo per il primo anno, con la cifra che raddoppierà per ogni anno successivo, per un massimo di tre anni. Per l'utenza consumer, la situazione è leggermente diversa. Il costo sarà di circa 30 euro per un anno di aggiornamenti di sicurezza estesi, oppure completamente gratuito per chi si registra con un account Microsoft e accetta di sincronizzare le impostazioni del PC o di riscattare 1000 punti Microsoft Rewards. Tuttavia, per i consumatori, il supporto esteso è previsto solo per un anno. Dopo ottobre 2026, gli utenti dovranno necessariamente passare a Windows 11 o esplorare altre soluzioni per mantenere i propri sistemi protetti.
È chiaro che milioni di PC saranno ancora su Windows 10 al momento del "fine vita" ufficiale. Resta da vedere quanti sceglieranno di pagare per gli aggiornamenti di sicurezza estesi e quanti, invece, decideranno di correre il rischio di operare su una piattaforma non più supportata. È importante ricordare che, anche se il sistema operativo continuerà a funzionare, col tempo le applicazioni e i driver potrebbero smettere di supportare Windows 10, e Microsoft ha già annunciato che non rilascerà nuove funzionalità per Office su Windows 10 a partire dal prossimo anno.