Tettoniche attive su Venere: i dati Magellan riscrivono la geologia del pianeta

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HDblog.it May 18, 2025 · 2 mins read
Tettoniche attive su Venere: i dati Magellan riscrivono la geologia del pianeta
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Nonostante sia avvolto da un’atmosfera spessa e inospitale, Venere continua a offrire sorprese. Un recente studio, pubblicato su Science Advances, ha identificato segnali di attività tettonica ancora in corso sul pianeta, analizzando dati raccolti più di trent’anni fa dalla sonda Magellan della NASA. L’attenzione si è concentrata su strutture geologiche chiamate coronae, ampie formazioni ovali che punteggiano la superficie venusiana e che potrebbero essere l’equivalente primordiale dei processi geodinamici terrestri.

A differenza della Terra, dove le placche tettoniche si muovono e si riciclano costantemente grazie alla dinamica del mantello sottostante, Venere non mostra una tettonica a placche nel senso convenzionale. Tuttavia, la sua superficie continua a essere deformata da forze interne, suggerendo un'attività geologica ben più dinamica di quanto si pensasse. Lo studio, condotto da un team guidato da Gael Cascioli della NASA e dell’Università del Maryland, ha riesaminato 75 coronae, scoprendo che in almeno 52 di queste strutture vi è una significativa presenza di materiale del mantello caldo e meno denso che si spinge verso l’alto, deformando la litosfera sovrastante.

La sonda Magellan, lanciata nel 1989, ha sorvolato Venere fino al 1994, mappando per la prima volta la sua superficie attraverso radar in grado di penetrare l’atmosfera opaca. Le immagini e i dati raccolti allora sono ancora oggi la fonte più dettagliata per studiare la topografia e la gravità del pianeta. Proprio la combinazione di dati gravitazionali e altimetrici ha permesso di sviluppare modelli tridimensionali che simulano scenari plausibili di formazione delle coronae, confermando l’esistenza di processi simili a quelli di subduzione e vulcanismo.

Interessante è anche la varietà di processi geologici identificati: accanto a una forma “venusiana” di subduzione, in cui la crosta viene spinta verso l’interno lungo i bordi delle coronae, gli scienziati hanno osservato segnali di dripping litosferico, ovvero affondamento di materiale più freddo dalla crosta verso il mantello. In alcune aree, invece, si ipotizza che una risalita di magma sotto una litosfera spessa sia la causa di potenziali attività vulcaniche in superficie.

A rendere ancora più affascinante la ricerca è la sua potenziale applicazione retrospettiva: le coronae di Venere potrebbero rappresentare una finestra sul passato geologico della Terra, fornendo un modello di come si siano evolute le dinamiche tettoniche prima della formazione delle placche.

Questo studio si lega direttamente alla missione VERITAS della NASA, in programma per il 2031. Equipaggiata con radar ad apertura sintetica e spettrometri all’infrarosso, la sonda fornirà mappe tridimensionali e dettagli chimici della superficie venusiana, nonché una visione più precisa del campo gravitazionale del pianeta. Gli scienziati sperano che questi dati ad alta risoluzione possano svelare con maggiore certezza le dinamiche ancora attive su Venere e aiutare a comprendere meglio l’evoluzione dei pianeti rocciosi.