Sia Tile che AirTag funzionano trasmettendo un segnale Bluetooth a smartphone nelle vicinanze, con un codice identificativo che si aggiorna ogni 15 minuti per garantire privacy. Apple, però, cifra tutte le trasmissioni e diffonde solo l’ID temporaneo. Tile, invece, invia anche l’indirizzo MAC statico del dispositivo, e lo fa senza alcuna forma di crittografia. Ciò significa che i dati di localizzazione, insieme a identificativo e MAC address, non solo possono essere intercettati facilmente con strumenti di radiofrequenza, ma vengono anche inviati ai server Tile, non curandosi di protezioni adeguate. I ricercatori ipotizzano che queste informazioni possano essere archiviate in chiaro, rendendo teoricamente possibile per l’azienda tracciare i movimenti degli utenti, contrariamente a quanto dichiarato in modo ufficiale.
Il problema non si limita all’indirizzo MAC, dice la ricerca, poiché la generazione degli ID in Tile è prevedibile: registrando anche un solo codice, un hacker può ricostruire quelli futuri e tracciare il dispositivo per sempre. Come se non bastasse, un ulteriore punto critico riguarda la funzione antifurto: se attivata, rende il dispositivo invisibile ai potenziali ladri, ma allo stesso tempo impedisce alle vittime di accorgersi se un tag Tile è stato nascosto tra i loro effetti personali. Di fatto, un malintenzionato potrebbe sfruttare questa modalità per stalkerare una persona senza lasciare tracce rilevabili.
