Un team di ricercatori sudcoreani ha sviluppato la prima torcia al plasma alimentata a idrogeno capace di trasformare rifiuti plastici misti in materie prime riutilizzabili in meno di 0,01 secondi. La tecnologia, guidata dal Korea Institute of Machinery and Materials (KIMM), apre la strada a un nuovo approccio al riciclo che non richiede la separazione dei materiali e riduce drasticamente le emissioni legate ai processi tradizionali.
Il cuore del sistema è un plasma, cioè un gas altamente energizzato che raggiunge i 2.000 °C. A queste temperature estreme, le catene polimeriche della plastica si spezzano quasi istantaneamente, trasformandosi in composti chimici di valore come etilene e benzene. A differenza della pirolisi, che opera a 450–600 °C e produce decine di sottoprodotti poco utili, il metodo al plasma offre una selettività molto più elevata: tra il 70% e il 90%. Dopo la purificazione, le materie prime raggiungono una purezza superiore al 99%, pronte per essere impiegate nella produzione di nuova plastica.
Un aspetto da non sottovalutare è l’uso esclusivo di idrogeno come combustibile. Questo accorgimento evita la formazione di fuliggine di carbonio, uno dei principali problemi dei processi di riciclo ad alta temperatura, garantendo così una continuità operativa stabile. Inoltre, anche i residui cerosi che di solito rimangono dai metodi di riciclo convenzionali vengono trasformati in sostanze utili con un’efficienza superiore all’80%.
Il progetto è frutto di una collaborazione che coinvolge diversi istituti di ricerca sudcoreani, tra cui KRICT, KITECH e KIST, insieme a varie università. I test pilota hanno mostrato che il costo di produzione dell’etilene con questa tecnologia è paragonabile a quello ottenuto dalle fonti fossili, rendendo quindi il processo competitivo anche dal punto di vista economico. L’obiettivo ora è avviare entro il 2026 una fase di sperimentazione a lungo termine in Corea del Sud per preparare la scalabilità industriale.
Oltre all’impatto sul riciclo, i ricercatori sottolineano che le tecnologie sviluppate possono avere applicazioni in altri settori, dalla riduzione dei gas serra nell’industria dei semiconduttori alla produzione di materiali avanzati. Se alimentato con energia rinnovabile, il sistema potrebbe persino diventare un metodo a zero emissioni per la gestione dei rifiuti plastici, trasformando uno dei problemi ambientali più pressanti in una fonte sostenibile di risorse.
Negli Stati Uniti, parallelamente, un gruppo di chimici della Northwestern University ha sperimentato un altro approccio per bypassare la fase di separazione dei rifiuti. Grazie a un catalizzatore a base di nichel a basso costo, sono riusciti a scomporre le plastiche monouso più comuni, come i poliolefine che rappresentano circa due terzi del consumo mondiale, ricavando combustibili, cere e lubrificanti.