NEW YORK CITY – C’erano un assassino, un palazzinaro e un laburista. Non è l’inizio di una barzelletta ma il racconto dell’incontro che, la scorsa settimana, si è tenuto nelle segrete stanze del Palazzo dell’Onu a NYC.
Benjamin Netanyahu, Donald Trump e Tony Blair si sono infatti riuniti per decidere la destinazione urbanistica di Gaza City, che tra poco sarà rasa completamente al suolo dall’esercito della IDF e quindi pronta per rinascere. Dopo la bonifica dai palestinesi, infatti, sarà il momento di pianificare l’inizio dei lavori che avrà, probabilmente, come capocantiere supremo proprio l’ex primo ministro inglese. “Sono ben deciso ad aprire le gare d’appalto truccate per la ricostruzione del resort Gaza già verso dicembre – ha dichiarato un raggiante Donald Trump – e non sono per nulla intimorito dalla superstizione secondo cui non si costruisce sui cimiteri”.
Trump e Neatanyahu hanno già detto che lavoreranno fianco a fianco in questa ricostruzione, non appena sarà terminata la demolizione attualmente in corso, “Sennò che cazzo di ricostruzione sarebbe? Eheheh. Ma capirete meglio se inquadrate questo QR Code” ha aggiunto Bibi.
Stando alle prime indiscrezioni, non solo non ci sarebbe alcun timore a costruire su Gaza City (che coinciderà completamente con il cimitero di Gaza City tra qualche settimana), ma i morti potrebbero addirittura migliorare i lavori. “Impastare il calcestruzzo dei pilastri con corpi è qualcosa che si fa da sempre, lo insegnano i mafiosi, grandi costruttori italiani, che tumulavano le persone non gradite nei piloni. E qui a Gaza abbiamo un sacco di questi additivi umani. Sempre che si possano considerare ‘umani’ i palestinesi. Non siete d’accordo? Ho le prove di quello che dico, inquadrate questo QR Code” ha detto Netanyahu.
Il primo cantiere, secondo le previsioni, dovrebbe essere aperto intorno alla prima settimana di dicembre, mentre i primi umarell arriveranno verso la fine dell’anno, addestrati personalmente da Tony Blair. L’ex premier inglese è infatti uno che da anni sta a guardare la politica borbottando dalla sua poltrona di casa, motivo per cui è stato scelto per guidare il dopogenocidio, oltre naturalmente che per i suoi cattivi rapporti con l’Autorità Nazionale Palestinese. “‘Palestinese’, ‘palestinese’, … che buffo suono ha questa parola, in inglese, non trovate? Meno male che tra poco non esisterà più questa espressione” ha concluso Tony Blair.
Stefano Pisani