Trump pensa a dazi per costringere i chipmaker USA a produrre di più in patria

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HDblog.it Sep 26, 2025 · 1 min read
Trump pensa a dazi per costringere i chipmaker USA a produrre di più in patria
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La Casa Bianca starebbe preparando una nuova mossa per riportare la produzione di semiconduttori entro i confini americani usando l'arma preferita di Trump: i dazi. Secondo indiscrezioni raccolte dal Wall Street Journal, l’amministrazione Trump sta considerando un approccio basato su un rapporto 1:1: i chipmaker statunitensi dovrebbero produrre in patria un numero di chip equivalente a quelli che i loro clienti importano dall’estero. Per renderla più chiara: se Pippo compra dall'americana Pluto 200 chip, almeno 100 di quei chip dovranno essere prodotti negli USA.

Se un produttore non rispettasse questa proporzione, scatterebbero tariffe punitive sui suoi prodotti. Resta però poco chiaro il calendario per raggiungere tale obiettivo: costruire e avviare fonderie richiede anni di lavori e miliardi di investimenti. Esempio emblematico quello della mega-fabbrica che la società aveva annunciato anni fa di voler costruire in Ohio, con una previsione iniziale per il 2023 e posticipato più volte. Ora si punta al 2030, ma nel frattempo la società è entrata in una crisi piuttosto profonda di cui è difficile vedere la luce.

Anche in casa TSMC, che almeno in questo periodo è decisamente più in salute di Intel, le cose non vanno tanto meglio da questo punto di vista. La società taiwanese ha confermato lo scorso marzo un piano da 100 miliardi di dollari in quattro anni per rafforzare le proprie capacità produttive negli Stati Uniti. Ma i dettagli restano scarsi e i tempi lunghi, confermando quanto sia complesso trasformare in realtà un progetto di questa scala.

Donald Trump ha più volte minacciato di colpire con dazi il settore dei semiconduttori, con l'obiettivo di migliorare le capacità produttive degli Stati Uniti. L’idea di usare proprio questa strana metrica per stabilirli potrebbe però rappresentare una ulteriore grossa complicazione, perché obbligherebbe l’intera filiera ad adattarsi a un vincolo produttivo non comune. Il rischio è che, fino a quando la capacità produttiva americana non sarà in grado di reggere il ritmo della domanda globale (e si parla di anni, per capirci), l’economia americana potrebbe essere colpita proprio dal meccanismo pensato per risollevarla.