Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo che estende di 90 giorni la tregua commerciale con la Cina, posticipando l'entrata in vigore di nuove, pesanti tariffe. La notizia, riportata dalla CNBC, arriva proprio alla scadenza dei 90 giorni di tregua concordati a maggio, offrendo un temporaneo sollievo ai mercati globali, ma senza risolvere le tensioni di fondo.
Le relazioni tra le due superpotenze rimangono complesse, con la leadership tecnologica come uno dei nodi centrali del contendere. Nelle scorse ore, in un apparente gesto di distensione, Trump ha ringraziato esplicitamente il leader cinese Xi Jinping su Truth Social, auspicando che la Cina possa "quadruplicare rapidamente gli ordini di soia dagli Stati Uniti". Tuttavia, parallelamente, il suo vice presidente, JD Vance, ha confermato che l'amministrazione non ha ancora deciso se imporre dazi specifici sugli acquisti cinesi di petrolio russo.
In questo clima di incertezza, anche gli altri attori globali si muovono con cautela. L'Unione Europea, tramite un portavoce, ha dichiarato di essere "al lavoro con gli Stati Uniti per ottenere il miglior risultato possibile sui dazi", ricordando come i negoziati abbiano già permesso di ridurre una potenziale tariffa dal 30% a un massimo del 15%.
Gli effetti delle politiche protezionistiche statunitensi sono già visibili sui mercati. Le principali aziende giapponesi quotate in borsa hanno registrato un calo degli utili del 10,2% nel trimestre aprile-giugno, il primo in tre anni, con il settore manifatturiero (in particolare l'automotive, -42,1%) duramente colpito. Anche in India, le banche stanno valutando l'impatto di un possibile dazio cumulativo del 50% sui loro clienti esportatori.
Dal canto suo, la Cina sta attuando una strategia di diversificazione delle esportazioni. Se la quota di export verso gli Stati Uniti si è dimezzata dal 2018, sono cresciuti i legami con mercati emergenti in Medio Oriente, Africa e Sud-est asiatico. Tuttavia, questa strategia presenta dei rischi, come dimostrano le nuove disposizioni statunitensi che prendono di mira i componenti di origine cinese riesportati da hub come il Vietnam.
Infine, una nota di chiarezza da parte di Trump su un tema che aveva generato confusione la scorsa settimana: "Non ci saranno dazi sull'oro", ha scritto il Presidente su Truth Social, smentendo le voci su possibili tariffe sui lingotti importati dalla Svizzera. La proroga della tregua offre quindi un po' di respiro, ma la partita a scacchi sui dazi globali è tutt'altro che conclusa.