Il conflitto in Ucraina si sta confermando, giorno dopo giorno, un acceleratore senza precedenti per l'innovazione tecnologica applicata al campo di battaglia. Di fronte a una disparità in termini di uomini e armamenti convenzionali, Kiev ha intrapreso da tempo una strada asimmetrica, puntando con forza sulla produzione e l'impiego massiccio di droni a basso costo, veicoli terrestri autonomi e munizioni guidate dall'AI. Queste tecnologie si sono dimostrate essenziali per la ricognizione e il sabotaggio, ma un recente sviluppo nella regione di Kharkiv ha segnato un potenziale punto di svolta.
In quello che è stato descritto come il primo assalto completamente senza equipaggio nella storia della guerra moderna, le forze ucraine sono riuscite a catturare truppe russe utilizzando esclusivamente robot di terra e droni aerei. L'operazione, un vero e proprio spartiacque nella guerra robotica, è stata condotta da un'unità sperimentale d'élite, la compagnia di droni "DEUS EX MACHINA" della 3ª Brigata d'Assalto Separata. Secondo quanto comunicato ufficialmente dalla brigata stessa, l'attacco ha avuto successo dove i tentativi con soldati in carne e ossa avevano precedentemente fallito.
La dinamica dell'assalto è quasi uno scenario da fantascienza diventato realtà. L'azione è iniziata con un robot kamikaze terrestre che si è diretto verso un bunker fortificato russo, facendolo detonare e distruggendo la postazione difensiva. A quel punto, mentre un secondo robot si avvicinava alle rovine del bunker, i soldati russi superstiti, per evitare di subire la stessa sorte, hanno comunicato la loro resa. L'intera sequenza della cattura e della scorta dei prigionieri verso le linee ucraine è stata gestita a distanza. I droni aerei, descritti nel comunicato come "uccelli", hanno sorvegliato dall'alto la scena, coordinando i movimenti e garantendo che i soldati si arrendessero senza incidenti.
Ciò che rende questo evento così significativo è che nessun soldato ucraino era fisicamente presente durante l'assalto diretto. Si tratta della prima istanza confermata in cui piattaforme unmanned non agiscono come semplice supporto logistico o di ricognizione, ma come elemento d'assalto primario, sostituendo di fatto i soldati nel combattimento diretto. Sebbene il numero esatto dei prigionieri e le coordinate precise dell'ingaggio non siano state rese note, il peso simbolico della missione supera di gran lunga la sua impronta tattica.
La brigata ha sottolineato con orgoglio che "posizioni che avevano resistito per due volte alle unità adiacenti sono state riconquistate dai robot della Triple", usando il nominativo della brigata, "attraverso azioni d'assalto pianificate con precisione".