Un’audizione della Camera dei Rappresentanti statunitense ha riacceso il dibattito sugli UAP, i cosiddetti “fenomeni anomali non identificati”, termine che negli ultimi anni ha sostituito quello più popolare di UFO. Durante l’incontro, svoltosi il 9 settembre davanti alla Task Force sulla declassificazione dei segreti federali, diversi testimoni hanno denunciato quello che considerano un atteggiamento poco trasparente da parte del Pentagono, accusato di minimizzare o addirittura nascondere dati rilevanti.
A guidare la sessione è stata la deputata Anna Paulina Luna, che ha sottolineato come il tema non riguardi fantascienza o teorie speculative, ma piuttosto la sicurezza nazionale e il diritto dei cittadini a conoscere la verità. “Per troppo tempo – ha detto – gli UAP sono stati avvolti da segretezza, stigma e liquidati con superficialità. Il nostro compito è cercare la verità con coraggio e responsabilità”.
Le testimonianze hanno messo in luce la frustrazione di molti esperti di settore. Robert Powell, della Scientific Coalition for UAP Studies, ha ricordato che esistono centinaia di segnalazioni attendibili da parte di militari, ma senza l’accesso a video integrali e interviste dirette ai piloti sarà impossibile fare passi avanti concreti. A suo avviso, solo un coinvolgimento più attivo della comunità scientifica, sostenuto da fondi dedicati, potrà produrre risultati credibili.
Un’altra voce critica è stata quella di Alejandro Rojas, giornalista ed esperto di UAP, che ha trovato paradossale l’atteggiamento dei membri della commissione nei confronti dell’AARO, l’ufficio del Pentagono incaricato di indagare scientificamente questi fenomeni. Secondo Rojas, l’ufficio ha seguito metodi corretti, analizzando con rigore diversi video diffusi negli ultimi anni. Eppure, nel corso dell’audizione, è stato attaccato perché le sue conclusioni smontano convinzioni radicate. “È come se non si volessero risposte scientifiche, ma conferme a preconcetti”, ha osservato.
Non sono mancati, però, interventi più costruttivi. L’astrofisico Avi Loeb, fondatore del Galileo Project ad Harvard, ha giudicato le testimonianze “credibili e intriganti” e ha ribadito che il vero obiettivo deve essere la raccolta di dati di qualità scientifica, al di là delle opinioni. “La natura non si piega ai nostri pregiudizi. Solo le prove concrete ci diranno se siamo di fronte a nuove tecnologie umane, a fenomeni naturali ancora sconosciuti o a presenze non terrestri”, ha dichiarato.
Anche Mark Rodeghier, del Center for UFO Studies di Chicago, ha evidenziato la necessità di nuovi strumenti legislativi per chiarire eventuali responsabilità di agenzie e appaltatori governativi. Secondo lui, un passo fondamentale sarebbe quello di portare alcuni testimoni in un SCIF, una struttura sicura dove le dichiarazioni possono avvenire senza il rischio di divulgazione pubblica, e al tempo stesso garantire maggiori fondi alla ricerca.
Infine, Michael Cifone, direttore della Society for UAP Studies, ha ricordato come il problema sia reso complesso da un “mosaico di realtà sovrapposte”: droni avversari, progetti militari segreti, semplici fraintendimenti e, in una piccola parte, casi davvero inspiegabili. Proprio questa natura eterogenea rende difficile separare la scienza dalla logica della sicurezza nazionale, che tende a chiudere le informazioni in compartimenti stagni.