Grazie a un'analisi più approfondita dei dati raccolti dalla sonda InSight, ormai non più operativa, i ricercatori hanno scoperto qualcosa di sorprendente sull'interno di Marte, qualcosa che stravolge l'idea di un pianeta geologicamente "morto".
Si è sempre pensato che Marte presentasse una crosta esterna rigida e uniforme, con un interno stabile e senza grandi movimenti, ma la realtà, a quanto pare, è molto più complessa e movimentata. Il mantello marziano, quello strato che si trova subito sotto la crosta, non è liscio e compatto, ma assomiglia piuttosto a un "brownie con roccia", disseminato di frammenti che a volte raggiungono i 4 chilometri di larghezza. Nonostante la descrizione possa sembrare appetitosa, questi "ingredienti" raccontano una storia di estrema violenza.
A differenza della Terra, dove la tettonica a placche ricicla continuamente il materiale tra crosta e mantello, su Marte c'è un coperchio fermo, che ha intrappolato tutto ciò che si trovava all'interno, conservandolo per sempre. Ma questo stato di calma apparente è solo il risultato finale di eventi drammatici. I frammenti rocciosi che costellano il mantello sono i detriti di impatti titanici, avvenuti nei primi 100 milioni di anni di vita del pianeta. Si parla di collisioni con oggetti di dimensioni planetarie, simili a quello che, secondo alcune teorie, ha colpito la Terra generando la nostra Luna.
Come spiegato da Constantinos Charalambous, uno dei co-autori dello studio pubblicato su Nature, queste collisioni hanno scatenato un'energia tale da sciogliere vaste porzioni del giovane pianeta, creando degli oceani di magma. Mentre questi oceani si raffreddavano, hanno lasciato dietro di sé dei pezzi di materiale dalla composizione diversa, e sono proprio questi che oggi gli scienziati sono riusciti a rilevare nel profondo di Marte. Il fatto che siano ancora presenti a distanza di 4 miliardi e mezzo di anni dimostra quanto l'interno del pianeta si sia mosso lentamente nel corso del tempo. Un po' come una macchia sul tappeto che non si è mai riuscita a togliere.
Lo studio è stato possibile grazie a otto diverse scosse di Marte rilevate dalla sonda InSight, due delle quali causate dall'impatto di meteoriti che hanno formato un cratere di circa 150 metri di diametro. Man mano che le onde sismiche si propagavano attraverso il mantello, i sensori di InSight hanno notato delle interferenze significative. Un dato che, a detta di Charalambous, è coerente con un mantello pieno di strutture di diversa origine compositiva, ovvero i resti dei primi giorni di Marte.
A definire questo processo è stato Tom Pike, un altro co-autore della ricerca. Lo ha chiamato "distribuzione frattale", un fenomeno che si manifesta quando una collisione "sovrasta la resistenza di un oggetto", un po' come quando un bicchiere cade su un pavimento piastrellato, frantumandosi in pochi grandi pezzi e in tantissimi frammenti più piccoli. Il fatto che si possa ancora rilevare questa distribuzione a distanza di un'era geologica è davvero notevole e ci fa capire quanto la storia di Marte sia stata plasmata da questi eventi.