Quando si pensa all'acquisto di un robot, il costo è sempre un muro quasi invalicabile. Per anni, abbiamo osservato colossi come Boston Dynamics, ma successivamente anche Tesla con il suo Optimus, proiettato a un costo inferiore ai 20.000 euro solo in caso di produzione di massa, oltre ad aziende specializzate come Figure AI e Apptronik, i cui robot sono già al lavoro rispettivamente negli stabilimenti BMW e Mercedes-Benz, ma con cartellini del prezzo che si aggirano intorno ai 50.000 euro.
Queste cifre, per quanto giustificate dalla tecnologia, hanno confinato l'accesso a queste macchine a grandi multinazionali e centri di ricerca con budget significativi. Tutto ciò era vero fino all'arrivo dlele prime soluzioni cinesi, in primis Unitree con il suo G1, che con un prezzo di acquisto di 16.000 euro ha reso possibile ciò che per molti era un sogno irrealizzabile. Ora con il nuovo modello, le cose si fanno ancora più interessanti.
L'azienda Unitree Robotics di Hangzhou ha infatti presentato il suo nuovo robot umanoide, l'R1, a un prezzo che ha del clamoroso: 39.999 yuan, equivalenti a circa 5.500 euro. Si tratta di una cifra che non solo abbassa drasticamente la soglia d'ingresso, ma la demolisce, posizionando un robot umanoide a un costo paragonabile a quello di uno scooter di fascia alta.
Il timore che un prezzo così basso potesse tradursi in un prodotto di scarsa qualità o poco più di un giocattolo è stato subito fugato dai video dimostrativi. L'R1, definito dall'azienda come "nato per lo sport", è stato mostrato mentre esegue ruote, corre agilmente in discesa e si rialza da terra con una rapidità impressionante, movimenti fluidi e complessi che di solito sono riservati a macchinari ben più costosi. Con i suoi 26 snodi, l'R1 non si rivolge agli hobbisti, ma a sviluppatori e team di ricerca che desiderano una piattaforma hardware capace e accessibile per creare nuove applicazioni software.
L'R1 va ad ampliare una gamma che già include modelli più grandi e costosi, come il sopracitato G1 e l'ammiraglia H1 (quasi 90.000 euro), i quali sono già impiegati in via sperimentale nelle linee di assemblaggio di giganti automobilistici come Nio e Geely. L'R1 diventa così la porta d'accesso a un ecosistema tecnologico già collaudato, permettendo a una platea molto più vasta di innovatori di lavorare sullo stesso stack di controllo dei suoi fratelli maggiori.