Il Comune di Venezia ha incassato una sanzione per aver gestito "illecitamente" dei dati legati al ticket d'ingresso per i turisti. In particolare, avrebbe effettuato una raccolta di dati sproporzionata, includendo le informazioni di tutti i passanti (non solo turisti) come le motivazioni di spostamento e altri dettagli superflui.
I problemi riguardavano specificamente la fase di registrazione necessaria per ottenere il QR code d'accesso alla città; fase da cui passavano tutti, non solo i turisti. Quindi studenti, lavoratori, persone impegnate in cure mediche…
Anche i totem per l'autenticazione installati in città si sono rivelati problematici. La Guardia di Finanza ha accertato che non erano del tutto sicuri: con una semplice modifica delle impostazioni del browser si potevano far comparire i dati inseriti in precedenza da altri utenti. Dati "essenziali", si intende, come iniziali e date di validità; ma quegli stessi elementi, incrociati con altri, potevano facilmente portare all'identificazione delle persone.
Infine è stato analizzato il sistema di conservazione, rivelatosi anch'esso fallace. Il GDPR sancisce un principio di limitazione temporale che Venezia avrebbe violato: molte informazioni, infatti, restavano archiviate per molti, troppi mesi.
Per conseguenza, l'Autorità ha disposto una restrizione dell'obbligo di registrazione preventiva (ad alcuni casi circoscritti), la sospensione della raccolta dei dati sugli ospiti dei residenti e una messa in sicurezza generale del portale online e dei dispositivi utilizzati.
Comminata anche una sanzione di 10 mila euro; una cifra davvero irrisoria, dal valore soprattutto simbolico, giustificata dall'atteggiamento collaborativo e sollecito del Comune. Di fatto, tutte le criticità dovrebbero essere corrette nel giro di poco.
La multa è ritenuta bassissima anche rispetto agli introiti del Comune derivanti dal ticket, che – ricordiamo – è stato attivato nel 2024 per gestire l'enorme afflusso di visitatori nella città storica e nelle isole minori della laguna.