La propulsione spaziale alimentata da energia nucleare sta tornando al centro del dibattito scientifico, grazie a una nuova ricerca presentata alla 56ª Lunar and Planetary Science Conference (LPSC 2025). Se le prime teorie su motori nucleari risalgono agli anni ’50, oggi queste tecnologie stanno guadagnando nuovo slancio, in un momento in cui le agenzie spaziali e le aziende private guardano ben oltre Marte. Ne abbiamo parlato svariate volte, poiché diverse realtà stanno progettando soluzioni in grado di diminuire drasticamente le tempistiche di viaggio nello spazio profondo.
Il fulcro dello studio è la propulsione nucleare a fissione, considerata una delle soluzioni più promettenti per i viaggi interplanetari di lunga durata, come quelli verso Giove, Saturno, Urano e Nettuno. A condurre l’analisi sono stati Malaya Kumar Biswal e Ramesh Kumar, amministratori delegati rispettivamente delle startup spaziali indiane Acceleron Aerospace e Grahaa Space.
Biswal ha spiegato in un’intervista che il motore della ricerca è stata la crescente consapevolezza dei limiti delle attuali tecnologie di propulsione, basate su combustibili chimici o sull’energia solare. Questi sistemi, pur avendo permesso straordinari successi, mostrano evidenti lacune quando si tratta di affrontare missioni che durano decenni e si spingono ai confini del sistema solare.
Tra i vantaggi principali dei sistemi a fissione nucleare vi è la loro capacità di generare energia in modo continuo e indipendente dalla luce solare. Questo significa che possono funzionare anche nelle zone più oscure dello spazio, come le lune ghiacciate di Giove o le ombre eterne dei crateri lunari. Inoltre, permettono di trasportare carichi più pesanti e di ridurre sensibilmente i tempi di percorrenza.
Un altro aspetto rilevante sottolineato nello studio riguarda la stabilità nel lungo termine: un reattore nucleare può funzionare per decenni, rappresentando una fonte energetica robusta non solo per la propulsione ma anche per i sistemi di supporto vitale e per le attività scientifiche a bordo.
Tuttavia, le sfide tecniche non mancano. Tra le principali criticità evidenziate vi sono la protezione dalle radiazioni, i requisiti di sicurezza e la massa complessiva dei sistemi. Nonostante ciò, i ricercatori sono ottimisti. Progetti come Kilopower della NASA dimostrano che ci si sta avvicinando a una realizzazione concreta di queste tecnologie.
Lo studio confronta la propulsione a fissione con le soluzioni tradizionali, evidenziando come le limitazioni siano relativamente contenute rispetto ai benefici potenziali. Anche il confronto con la propulsione ionica – pur molto efficiente – evidenzia come i sistemi nucleari offrano una spinta più elevata e immediata, aspetto fondamentale per lanci rapidi e cambiamenti di traiettoria.
Nonostante l’evidente potenziale, il principale ostacolo resta il finanziamento. Progetti pionieristici come il programma NERVA della NASA furono interrotti negli anni ’70 per ragioni economiche, malgrado i risultati promettenti. Anche oggi, startup come Ad Astra, che lavora al motore VASIMR, affrontano difficoltà nel trovare fondi adeguati, nonostante le collaborazioni con aziende come SpaceNukes.
Secondo Biswal e Kumar, la strada è ancora lunga, ma la propulsione nucleare rappresenta già oggi una base credibile per l’esplorazione del sistema solare esterno. Se adeguatamente sostenuta, questa tecnologia potrebbe un giorno portarci oltre, forse verso altri sistemi stellari.