Video erotici e scritte come "Merito amore anche io", ma dietro il Disability Porn c'è una rete di truffatori

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(La redazione di fem) Jul 10, 2025 · 3 mins read
Video erotici e scritte come
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In un’epoca in cui l’intelligenza artificiale può generare volti, voci e intere identità con pochi clic, ci troviamo di fronte a uno scenario sempre più inquietante: la simulazione della sindrome di Down da parte di profili social costruiti artificialmente. I primissimi giorni sembrava che delle ragazze usassero dei filtri per simulare i lineamenti tipici di chi ha la sindrome di Down ma è molto, molto più grave quello che sta succedendo in realtà.

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Non si tratta, per come pensavamo all'inizio, dell'ennesima idiozia social a cui partecipavano giovani ragazze che immaginavamo totalmente prive di rispetto. Non è nemmeno una provocazione artistica o una riflessione sull’empatia digitale: questi account fittizi vengono creati appositamente per attrarre visualizzazioni, vendere contenuti sessuali e, in alcuni casi, incassare donazioni ingannevoli.

È una delle derive più controverse e disturbanti dell’intelligenza artificiale generativa: l’uso manipolatorio di un’estetica legata alla disabilità per costruire engagement, quindi profitto.

"vuoi toccarmi?": La truffa, la sessualizzazione, il feticismo

A raccontare l’esistenza di questo fenomeno sono stati diversi media internazionali, tra cui CBS News, ITV, 404 Media e AOL. Le piattaforme coinvolte sono principalmente Instagram, TikTok e - ovviamente - OnlyFans. Gli account incriminati mostrano video erotici o allusivi di persone con dei volti verosimili, apparentemente appartenenti a persone con sindrome di Down e accompagnati da frasi motivazionali come “merito amore anche io” o “ho imparato ad amare me stessa così come sono”.

Ma dietro quei post, non ci sono persone reali. Non ci sono storie vere. C’è un software. In alcuni casi, queste "influencer virtuali" promuovono prodotti, raccolgono “donazioni” per cause inventate, o – come svelato da 404 Media – reindirizzano gli utenti verso contenuti esplicitamente sessuali, pubblicati su piattaforme a pagamento.

La truffa, quindi, è duplice: sfruttamento dell’immagine della disabilità per generare empatia e, contemporaneamente, sessualizzazione di corpi artificiali pensati per solleticare un feticismo inquietante.

Non è nuovo il fenomeno del cosiddetto “disability porn”: la sessualizzazione fetishizzata delle persone con disabilità, ridotte a oggetto erotico in base a stereotipi e dinamiche di potere. La differenza è qui non c'è alcuno spazio per ipotesi di autodeterminazione, cioè la base di qualunque conversazione sul lavoro sessuale inteso come lavoro o del diritto alla sessualità. E un'altra differenza è che ora questa logica viene replicata e amplificata attraverso l’IA. I volti sono generati al computer, ma evocano tratti specifici legati alla sindrome di Down. I corpi sono spesso iper-sessualizzati, le pose studiate per attrarre il pubblico ovviamente maschile.

Le caption – “ti piaccio così?”, “vorresti toccarmi?” – sono disturbanti per la loro falsa intimità. Questi contenuti non solo offendono la dignità delle persone con disabilità, ma diffondono rappresentazioni fuorvianti e pericolose. Alimentano un immaginario deviato, dove la disabilità viene vista come un costume da indossare per fare marketing. Peggio: come un feticcio da vendere.

Le reazioni delle persone con sindrome di Down: “Ci state rubando la voce”

La risposta della comunità statunitense non si è fatta attendere. Alex Bolden, un giovane influencer, ha denunciato la vicenda in un’intervista alla CBS: "Non è giusto. Io racconto la mia vita, la mia fatica e le mie vittorie. Loro stanno inventando tutto, rubando le nostre storie per fare soldi". Anche Charlotte Woodward, attivista e membro della National Down Syndrome Society, ha sottolineato quanto questo trend sia dannoso: "Promuove uno sguardo sessualizzato e finto sulla disabilità, proprio in un’epoca in cui lottiamo per la rappresentazione autentica e il rispetto".

La stessa NDSS ha lanciato un appello diretto alle piattaforme social: rimuovere immediatamente ogni contenuto che simuli la disabilità in modo ingannevole o offensivo, e rafforzare i controlli contro l’abuso dell’IA.

siamo una società senza speranza?

Le piattaforme reagiscono? Sì, ma ma molto lentamente: Meta (Instagram), TikTok e YouTube hanno dichiarato pubblicamente che tali contenuti violano le loro policy, in particolare quelle su “contenuti generati artificialmente che simulano identità reali” e “uso offensivo della disabilità”. Ma la rimozione è lenta, frammentaria e facilmente aggirabile. Per ogni account chiuso, ne compaiono altri dieci. Nel frattempo, il contenuto continua a circolare. E l’engagement – fatto di commenti, like e persino donazioni – non accenna a diminuire.