Una tendenza recente che sicuramente avrete notato è quella delle aziende che inseriscono l'intelligenza artificiale generativa in ogni prodotto possibile e immaginabile. Microsoft, ad esempio, sembra puntare "tutto" su Copilot, ed è interessante notare come anche Samsung le abbia dato fiducia, integrando lo stesso assistente nei suoi nuovi televisori e monitor intelligenti.
Qualche voce contraria, però, si leva ancora. E ci sono app ancora AI-free, alcune proprio per scelta precisa dei proprietari. Si pensi a Procreate, il cui CEO James Cuda è un fermo oppositore: "Odio l'intelligenza artificiale generativa", ha dichiarato, promettendo che non arriverà mai sull'app. Mai.
Effettivamente, Procreate mette al centro la creatività umana, ed è comprensibile una scelta del genere. Ma ci sono tanti altri software e piattaforme che – almeno da un certo punto di vista – "guadagnano" dalla presenza dell'AI. L'esperienza di navigazione su internet, ad esempio, può fare davvero un salto di qualità grazie all'assistenza dei vari Copilot e Gemini. Anche su questo, però, non tutti sono d'accordo.
Opera, Google, The Browser Company, Microsoft, Mozilla e altri ancora hanno già implementato delle funzionalità AI. Una delle poche aziende che non l'ha fatto e – anzi – si rifiuta categoricamente è Vivaldi Technologies, dietro al browser freeware Vivaldi. "Manteniamo la navigazione [un'esperienza] umana" è il nuovo slogan della company.
Secondo il co-fondatore e CEO di Vivaldi Jon von Tetzchner, i browser basati sull'AI trasformano il piacere dell'esplorazione in una "spettatorialità inattiva". Ora gli utenti si affidano a questo intermediario "robotico" per l'analisi delle informazioni, e ciò solleva interrogativi su chi controlla tali informazioni e su come l'azienda le monetizza. E poi le "panoramiche AI" fanno male a blog e siti web in generale, che non ricevono più la stessa attenzione di prima.
Senza esplorazione, il web diventa molto meno interessante. La nostra curiosità perde ossigeno e la diversità del web muore.