Webb svela i segreti nascosti nel cuore della Nebulosa Farfalla

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HDblog.it Sep 02, 2025 · 2 mins read
Webb svela i segreti nascosti nel cuore della Nebulosa Farfalla
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Il telescopio spaziale James Webb, frutto della collaborazione tra NASA, ESA e CSA, ha offerto uno sguardo unico al cuore della Nebulosa Farfalla, una delle più spettacolari e studiate nebulose planetarie della Via Lattea. Situata a circa 3.400 anni luce da noi, nella costellazione dello Scorpione, NGC 6302 è famosa per la sua forma bipolare che ricorda le ali spiegate di un insetto cosmico.

Finora, la sua stella centrale era rimasta nascosta dietro un fitto anello di polveri. Grazie agli strumenti a infrarossi di Webb, in particolare MIRI (Mid-InfraRed Instrument), gli scienziati sono riusciti a localizzarla: un nucleo stellare che brucia a 220.000 Kelvin, tra i più caldi mai osservati in una nebulosa planetaria.

È questo cuore incandescente che alimenta il bagliore diffuso dei gas circostanti, ma la sua energia è modulata dal torus di polvere che lo avvolge, conferendo alla nebulosa il suo aspetto “a farfalla”.

Il torus si è rivelato ricco di particelle sorprendenti: cristalli di silicato, simili al quarzo terrestre, e grani di polvere più grandi della media cosmica, con dimensioni vicine al milionesimo di metro. Questi elementi raccontano una lunga storia di crescita e trasformazioni, indicando che la regione interna della nebulosa è molto più dinamica di quanto si pensasse.

La visione di Webb non si è limitata a distinguere la polvere. Analizzando quasi 200 linee spettrali, i ricercatori hanno tracciato la distribuzione di diversi atomi e molecole. Il risultato è un’immagine stratificata: gli ioni più energetici si concentrano vicino al centro, mentre quelli meno energici si dispongono più lontano. Ferro e nichel disegnano due getti opposti che emergono dal nucleo, segnando le tracce di antiche esplosioni stellari.

Una delle scoperte più intriganti riguarda la presenza di molecole organiche complesse, i cosiddetti idrocarburi policiclici aromatici (PAH). Queste strutture a forma di anello, comuni sulla Terra in fenomeni come il fumo di un falò, non erano mai state rilevate in una nebulosa planetaria ricca di ossigeno. Secondo il team di ricerca, i PAH potrebbero essersi formati quando un vento stellare ha interagito con i gas circostanti, creando condizioni favorevoli alla loro nascita.

L’indagine, arricchita anche da dati dell’osservatorio radio ALMA, mostra dunque la Nebulosa Farfalla come un laboratorio naturale in cui si intrecciano polveri, molecole organiche e processi energetici estremi.