Nel panorama del diritto di famiglia, una recente sentenza del Tribunale di Catanzaro (n. 1620/2025, datata 3 settembre 2025) segna una svolta sorprendente: anche i messaggi privati via chat, come quelli scambiati su WhatsApp, possono essere riconosciuti come accordi patrimoniali validi tra ex coniugi — anche in assenza dell’omologa giudiziaria. Nel caso specifico, l’ex marito si impegnava a pagare il mutuo, la moglie rinunciava alle mantenimenti, e il giudice ha revocato un decreto ingiuntivo da circa 21 mila euro.
Questo precedente apre a nuove interpretazioni e rischi: fino a che punto si può far leva su chat private come fonti legali ufficiali? E quali effetti ha sul coinvolgimento dei figli, chiamati — anche solo come testimoni — a confermare accordi che riguardano questioni economiche delicate?
La sentenza che cambia le regole nei divorzî
Il caso del Tribunale di Catanzaro (sentenza n. 1620/2025)
Il 3 settembre 2025 il Tribunale di Catanzaro ha depositato una sentenza destinata a fare scuola: la n. 1620/2025. Nel procedimento, due ex coniugi avevano discusso tramite chat i termini della loro separazione. In particolare, l’uomo aveva dichiarato di farsi carico interamente delle rate del mutuo sulla casa familiare, mentre la donna aveva rinunciato all’assegno di mantenimento.
Il ruolo decisivo delle chat come accordi patrimoniali
Per la prima volta, i giudici hanno stabilito che tali messaggi possono essere considerati “accordi a latere” validi. Ciò significa che gli impegni assunti via chat possono vincolare legalmente le parti, purché rispettino determinati limiti. Proprio in base a questo principio, il Tribunale ha revocato un decreto ingiuntivo da circa 21 mila euro emesso nei confronti dell’ex marito. La richiesta avanzata dalla moglie è stata respinta, poiché i messaggi dimostravano l’esistenza di un accordo economico alternativo già definito tra le parti.
Perché i messaggi via chat possono avere valore legale
Quando un accordo è valido e quando no
La sentenza chiarisce che gli accordi presi in chat hanno valore solo se non violano i diritti indisponibili. Non possono dunque intaccare la tutela dei figli o incidere sull’ordine pubblico. In caso contrario, il giudice conserva il potere di dichiararli nulli.
I limiti imposti: tutela dei figli e ordine pubblico
Il confine resta delicato: qualsiasi accordo che riduca o annulli i diritti dei minori non sarà mai valido, indipendentemente dalla volontà dei genitori. La decisione di Catanzaro, infatti, non ha riguardato l’affidamento o il mantenimento dei figli, ma esclusivamente aspetti patrimoniali tra i coniugi. Un elemento che ha sollevato particolare dibattito è stato il ricorso alla testimonianza del figlio della coppia, chiamato a confermare quanto pattuito in chat. Un aspetto che molti giuristi considerano rischioso, poiché può mettere i minori in una posizione di conflitto di lealtà tra i genitori.