Colpo di scena: Microsoft ha esteso di un anno il supporto software di Windows 10, a distanza di pochi mesi dalla scadenza ufficiale. Il sistema operativo riceverà quindi aggiornamenti di sicurezza (e solo di sicurezza: niente nuove feature) fino all’ottobre del 2026. Ma c’è una condizione: bisogna sincronizzare il sistema online tramite account Microsoft. In altre parole, per chi preferisce avere un account locale l’anno di supporto extra sarà sempre disponibile, ma bisognerà pagarlo. si parla di 30 dollari a dispositivo o 1.000 punti Microsoft Rewards.
Attenzione, perché non basta fare il login con un account Microsoft invece che un locale. Per accedere all’anno gratis di aggiornamenti bisognerà usare l’app Windows Backup, che è già integrata nel sistema operativo. Permette di salvare le impostazioni del proprio PC, credenziali di accesso, app, file, documenti, foto, video e tanto altro. Si basa su OneDrive, il che significa che l’utente ha a disposizione 5 GB di spazio gratuito, oltre ciò bisogna pagare. Microsoft parla espressamente di sincronizzare solo le impostazioni del PC, quindi dovrebbe trattarsi di una mole di dati relativamente piccola.
È bene precisare che tutto questo interessa solo il mondo consumer: il programma di supporto esteso per il mondo aziendale ha regole, durata (3 anni invece di uno) e prezzi (61 dollari a dispositivo invece di 30 per il primo anno, poi aumenta) diversi. Per questo tipo di licenze non è previsto l’anno gratuito con Windows Backup. Le istanze cloud e VM di Windows 10, infine, riceveranno in automatico l’anno extra di supporto software senza altre spese.
Le ultime statistiche rivelano che, benché Windows 11 stia crescendo più o meno costantemente, il numero di PC fermi a Windows 10 è ancora molto elevato - una metà circa del parco complessivo, stimato in circa 500 milioni di computer. Se tra qualche mese la situazione sarà ancora questa, il colosso di Redmond si troverebbe con una bella gatta da pelare - un quantitativo piuttosto sterminato di macchine sempre più esposte a falle e vulnerabilità man mano che passa il tempo.
È chiaro che Microsoft preferirebbe che tutti passassero a Windows 11. Il problema è che, per i requisiti imposti da Microsoft stessa, diversi computer relativamente recenti non supportano il nuovo OS per ragioni di sicurezza. Windows 11 richiede per forza il TPM 2.0, e non bisogna andare indietro di tanti anni per trovare processori e motherboard che ne sono sprovvisti.