YouTube segue la linea dei "nuovi" Stati Uniti a trazione repubblicana e allarga le maglie di cosa è permesso e cosa non lo è. La lotta alla disinformazione, secondo le informazioni raccolte dal New York Times, è condotta con fare più permissivo. Se infatti le precedenti linee guida imponevano ai moderatori di lasciare online i video con il 25% al massimo di contenuti contrari alle regole, adesso la linea rossa è stata spostata più in là, molto più in là: al 50%.
Le nuove linee guida prevedono che un video con contenuti che violano le regole della piattaforma per un po' meno della metà del tempo può rimanere online se di "interesse pubblico", soprattutto cioè su temi come politica, genere, immigrazione e movimenti sociali. Secondo il portavoce di YouTube Nicole Bell il concetto di interesse pubblico è in continua evoluzione, le linee guida vengono costantemente aggiornate "per riflettere i nuovi argomenti di discussione che vediamo sulla piattaforma".
La nuova politica della piattaforma di Google è in vigore da metà dicembre ma è stata confermata ufficialmente solo oggi. Non è casuale che la svolta sia arrivata poco prima di Natale, un mese dopo le elezioni e uno prima dell'insediamento di Donald Trump e i suoi alla Casa Bianca. La linea "soft" è coerente con la tendenza che vede anche altre grandi piattaforme - come ad esempio X, l'ex Twitter di Musk - aver allargato le maglie di ciò che è concesso.
A differenza di altri come ad esempio Meta, YouTube non ha ritenuto opportuno comunicare la propria decisione, se non quando "beccata" dal New York Times che è riuscito a entrare in possesso di documenti riservati per la formazione interna del personale. Bell, portavoce della piattaforma, ha dichiarato alla testata americana che "l'obiettivo è sempre lo stesso: proteggere la libertà di espressione su YouTube, mitigando al contempo i danni più gravi".
YouTube ha dichiarato che nei primi tre mesi del 2025 sono stati rimossi 192.586 video dai contenuti offensivi, il 22% in più rispetto allo scorso anno. Secondo i critici, l'inversione di tendenza è dovuta più a questioni di opportunità e di interessi economici (aumenterà il dibattito, diminuiranno i costi di moderazione) che alla volontà di tutelare la libertà di parola più di quanto si facesse in passato, e questa scelta presenterà il conto diminuendo il livello medio complessivo della piattaforma.