Il rapporto tra YouTube e i suoi utenti sta attraversando una fase di profonda trasformazione, spinta da un'integrazione sempre più massiccia di sistemi di intelligenza artificiale. Al centro del dibattito è emersa una pratica confermata dalla stessa azienda: Google utilizza i video pubblicamente disponibili sulla piattaforma per addestrare i propri modelli linguistici e sistemi di chatbot. Se da un lato YouTube sostiene che si tratti di una procedura standard per migliorare i propri servizi, coperta da accordi con i creatori e le grandi media company, dall'altro la notizia alimenta un crescente senso di scetticismo tra chi popola la piattaforma.
Questa strategia di addestramento è la base su cui si poggiano le più recenti novità introdotte, che mirano a modificare l'esperienza di ricerca e interazione. La prima grande novità riguarda un potenziamento della funzione di ricerca attraverso suggerimenti gestiti dall'AI. Per determinate categorie di ricerca, come viaggi o shopping, la piattaforma mostrerà ora un carosello di video consigliati, arricchiti da riassunti generati artificialmente. Immaginiamo di cercare "le migliori spiagge delle Hawaii": YouTube potrebbe proporre una selezione di clip a tema estivo, con anteprime di luoghi per lo snorkeling o spiagge vulcaniche, con l'obiettivo dichiarato di facilitare la pianificazione di un viaggio o l'esplorazione di contenuti correlati. Tuttavia, questa funzionalità non è per tutti: al momento è un esperimento limitato a un gruppo casuale di abbonati Premium negli Stati Uniti e disponibile solo in lingua inglese, come specificato in un documento di supporto. L'azienda stessa avverte che "la qualità e l'accuratezza potrebbero variare".
Parallelamente, si sta espandendo la portata di un altro strumento basato sull'AI: l'assistente conversazionale. Già noto agli utenti Premium, questo strumento permette di porre domande contestuali sui video in riproduzione, chiedere consigli su nuovi contenuti o approfondire argomenti accademici in modo più interattivo. Ora, anche alcuni utenti non paganti negli Stati Uniti inizieranno a vederlo comparire.
Nonostante le promesse di un'esperienza più efficiente e intuitiva, una parte significativa della community esprime preoccupazione. Molti utenti lamentano una navigazione diventata più complessa e un'interferenza algoritmica eccessiva. Cresce il timore che la piattaforma si stia riempiendo di contenuti di bassa qualità, definiti gergalmente "slop" generato dall'AI, e che le sezioni dei commenti siano sempre più inquinate da interazioni generiche create da bot. La spinta di Alphabet e Google verso l'integrazione dell'AI in quasi ogni servizio online prosegue senza sosta, ma di fatto si scontra con le perplessità di chi vorrebbe una piattaforma più autentica e meno mediata dalla macchina.