Nonostante le proteste di Google, il governo australiano ha deciso di inserire anche YouTube nella lista delle piattaforme social che a partire dal prossimo dicembre verranno vietate a tutti i minori di 16 anni. Secondo un report dell'azienda, la piattaforma video è usata dai 3/4 degli adolescenti australiani con un'età compresa tra i 13 e 15 anni.
Il governo non intende fare passi indietro: "non ci faremo intimidire dalle minacce di azioni legali, la nostra è una battaglia genuina a difesa del benessere dei ragazzi australiani", ha annunciato il ministro delle telecomunicazioni Anika Wells.
Il divieto è esteso a tutte le piattaforme social: da Instagram a TikTok, passando per Snapchat. Fino a mercoledì, YouTube non era incluso nella lista delle piattaforme coinvolte, soprattutto per via della sua enorme popolarità tra i docenti australiani.
Ma le cose sono cambiate quando, lo scorso mese, l'autorità australiana che vigila sul web ha esortato il governo a non fare eccezioni ed estendere il divieto anche a YouTube. L'iniziale decisione di graziare YouTube aveva suscitato anche i malumori di Meta e ByteDance, che avevano criticato apertamente la differenza di trattamento, sostenendo che anche la piattaforma di Alphabet, proprio come i loro social, si basa su un feed con raccomandazioni scelte da un algoritmo e sulle interazioni tra utenti.
Google ha protestato duramente, sostenendo che YouTube non può essere classificato alla stregua di un social network, essendo pensato esclusivamente per ospitare video.
La nostra posizione è chiara: YouTube è una piattaforma di condivisione video, con una libreria di contenuti gratuiti e di alta qualità, sempre più fruiti attraverso gli schermi televisivi. Non è un social media
ha dichiarato un portavoce di Alphabet.
La notizia è stata accolta con favore da diverse organizzazioni che avevano fatto campagna per l'approvazione della nuova legge. Tra queste anche l'associazione dei dirigenti scolastici, che sostiene che l'inclusione di YouTube non impedirà ai docenti di mostrare video educativi in classe: "gli insegnanti sapranno scegliere con giudizio quali fonti usare", ha commentato Angela Falkenberg, presidente dell'associazione.
Alcune organizzazioni australiane vedono nella mossa una vittoria simbolica contro l'egemonia delle grandi aziende tecnologiche. Ad esempio, Adam Marre di Artic Wolf sostiene che YouTube abbia un ruolo nella diffusione della disinformazione "super-alimentata" dalle nuove intelligence artificiali generative. ""La decisione del governo australiano di regolamentare YouTube rappresenta un passo significativo nel contrastare il potere incontrollato delle big tech e nel rafforzare le tutele per i minori online", ha aggiunto in un'email inviata a Reuters.
La legge è stata approvata a novembre dell'anno scorso e, per il momento, si limita a prescrivere che le piattaforme adottino "misure ragionevoli" per assicurarsi che i minori di 16 anni non possano accedervi. Entro la fine di agosto, il governo riceverà gli esiti di uno studio atto a valutare quali strumenti di verifica dell'età siano più adatti allo scopo. Le aziende che non rispetteranno il divieto rischiano multe fino a 49,5 milioni di dollari australiani (circa 27,5 mln di euro).