Il primo giorno di Matthias Miedreich alla guida di ZF segna un momento cruciale per il gruppo. Dopo l’accordo siglato a luglio con i dipendenti su una roadmap di ristrutturazione, l’ex responsabile della divisione E – il comparto powertrain – ha assunto ufficialmente la carica di CEO il 1° ottobre 2025, data che resterà storica per l’azienda non solo per il cambio al vertice.
L’intesa con i lavoratori prevede che la Divisione E resti parte integrante di ZF, evitando scenari più drastici come la vendita a terzi o una graduale chiusura. Ma il percorso richiederà sacrifici: entro il 2030 saranno tagliati 7.600 posti, soprattutto attraverso mancato turnover e incentivi all’esodo. Per chi resterà, l’orario settimanale scenderà da 35 a 32,5 ore e verranno ridotti alcuni contributi contrattuali e aziendali.
Il peso della Divisione E sui tagli è rilevante: metà dei 14.000 esuberi annunciati da ZF in Germania riguarderà proprio questo comparto, che sconta anni di ordini inferiori alle attese e contratti poco redditizi. Per invertire la rotta, il gruppo concentrerà lo sviluppo su prodotti innovativi come TherMas – il sistema di gestione termica – e il cambio ibrido plug-in 8HP evo, mentre saranno interrotti i progetti meno profittevoli come caricabatterie di bordo, convertitori DC e assali eBeam. Resta invece aperta la delicata questione sull’approvigionamento esterno di motori elettrici e inverter, decisione che potrebbe avere forti ripercussioni sugli stabilimenti di Schweinfurt e Auerbach.
Parallelamente, ZF ha già lanciato la piattaforma elettrica SELECT, basata su kit di componenti modulari, con i primi motori asincroni già in produzione in Cina. In Germania, inoltre, sono state approvate misure immediate di contenimento dei costi: lo slittamento degli aumenti salariali al 2026, la sospensione delle revisioni retributive per chi non è coperto da contratti collettivi e ulteriori riduzioni dell’orario di lavoro fino al 2027.